RICORDO DI UN GRANDE AVIATORE E DI UN GRANDE COMANDANTE
Esattamente il 29 aprile 1945, settantacinque anni fa moriva il maggiore pilota Adriano Visconti. Voglio ricordarlo con queste due righe.
Aeroporto di Guidonia, 9 settembre 1943.
Tre Veltri si presentano in finale.
Ad un osservatore esperto non sarebbe sfuggito il loro assetto strano, inconsueto.
Come se avessero il baricentro tutto arretrato. Un po’ come ci hanno abituato i Mirage, ed altri velivoli con le ali a delta.
Uno riattacca, e nell’atterraggio successivo arriva lungo,…troppo. Va a terminare la sua corsa nell’hangar fortunatamente vuoto.
Si ferma a pochi metri dalla parete.
Dagli abitacoli saltarono giù il capitano Adriano Visconti, il sottotenente Giovanni Sajeva ed il sergente Domenico Laiolo.
Gli allibiti specialisti videro uscire da ogni Veltro un secondo passeggero .….
Subito seguiti da dei rattrappiti terzi passeggeri.
Lo stupore fu incontenibile quando dai Veltri di Visconti e Laiolo furono estratti altri due malcapitati .
In totale i tre Macchi avevano portato 11 passeggeri. I loro piloti e otto specialisti della squadriglia, che Visconti non aveva voluto lasciare isolati in balia degli eventi in Sardegna.
Adriano Visconti era nato a Tripoli il giorno 11 novembre 1915.
Nel 1936 entrò in Accademia Aeronautica con il corso REX, corso che annovera fra i suoi componenti il maggior numero di decorati al valor militare della lunga storia dell’Accademia Aeronautica.
Durante la Guerra gli furono accreditati 10 abbattimenti, ed a sua volta fu abbattuto da un P.47, salvandosi col paracadute.(14 marzo 1945 sul lago di Garda).
Nell’estate 1943, al comando della 310^ Squadriglia Autonoma Caccia – Aerofotografica si schierò all’aeroporto di Decimomannu.
Il velivolo era il nuovo Macchi 205 “Veltro” in versione ricognitore.
Finalmente avevamo in linea un ricognitore veloce, in grado di seminare gli avversari.
Per l’istallazione della macchina da presa – una Zeiss Rb. 50×30, con focale di 500mm – pesante 80 kg,, era stato abolito il serbatoio di carburante alle spalle del pilota e l’impianto radio Allocchio Bacchini B.30.
In corrispondenza dell’obiettivo era stato praticato nella fusoliera un foro di 30 cm. di diametro. Le lenti erano protette da uno sportellino scorrevole,comandato dall’abitacolo.
La focale fissa consentiva riprese da una quota standard di 10.000 mt . Tale quota metteva abbastanza al riparo il ricognitore dalla contraerea e dall’intervento della caccia avversaria. Ogni fotogramma copriva un quadrato di dieci km di lato. L’aereo venne dotato di due serbatoi alari sganciabili da 150 litri (versione medio raggio), raggiungendo i 980 km di autonomia.
Un’altra versione (grande autonomia) montava un ulteriore serbatoio da 180 litri al posto delle due Breda-Safat in fusoliera, toccando in tal modo i 1.080 km. Rimaneva comunque potentemente armato con due cannoni da 20mm alari, il che lo rendeva competitivo nell’affrontare eventuali caccia avversari.
La trasmissione dell’EIAR che alle 18,30 del giorno 8 settembre annunciò l’Armistizio, in realtà “Unconditional Surrender”, lasciò tutti di stucco.
Le numerose chiamate telefoniche di Visconti, che tempestava i suoi superiori nell’aspettativa di qualsiasi ordine o disposizione, rimasero senza risposta. Decise di rientrare a Roma.
La costernazione dei suoi specialisti nell’apprendere che i tre velivoli sarebbero rientrati, lasciandoli in balia di un fato sconosciuto, fu sufficiente a Visconti ed ai suoi due gregari di prendere la decisione temeraria di portarseli dietro.
Rinfrancati, gli specialisti lavorarono tutta la notte per toglier i seggiolini, le piastre corazzate protettive, e la macchina fotografica. Realizzarono tre sgabelli da fissare sul pavimento dell’abitacolo, con delle opportune scanalature, onde consentire lo scorrimento dei tiranti dei comandi di volo.
La foto mostra Visconti, comandante il 1° Gruppo Caccia A.N.R. insieme a due giovani sottotenenti appena assegnati. A sinistra sottotenente Aurelio Morandi ( caduto in combattimento il 19 aprile 1945) e a destra il sottotenente Roberto di Lollo, futuro comandante delle Frecce Tricolori.
Furono giorni dolorosi, di totale sbandamento. Ognuno decise in base alla propria coscienza e sentire.
Molti aviatori raggiunsero il Sud e diedero continuità alla “Regia Aeronautica”, che gli Alleati denominarono Cobelligerent Italian Air Force. Negli stessi giorni fu trasmesso per radio l’appello del colonnello Ernesto Botto, sottosegretario per l’Aeronautica, che invitava piloti e specialisti ad aderire alla nuova ANR ( Aviazione Nazionale Repubblicana).
Botto, carismatico, medaglia d’oro, personaggio leggendario, “Gamba di Ferro”, aveva perso la gamba in Spagna, e continuò a volare con una protesi .La 73^squadriglia della quale fu comandante dopo la riabilitazione, assunse il distintivo “ gamba di ferro”.
I piloti del Nord e quelli del Sud non vollero mai scontrarsi. ANR aveva solo reparti operativa da caccia e aerosiluranti, onde non rischiare di dover colpire le proprie città. Quelli del Sud per lo stesso motivo operarono con lo stormo da bombardamento “Baltimore” esclusivamente sui Balcani.
Visconti, fu assegnato al 1° Guppo Caccia della ANR ove assunse il comando della 1^ squadriglia “Asso di Bastoni”. Promosso al grado di maggiore, fu nominato al comando del Gruppo il 2 maggio 1944.
Il gruppo si distinse nei combattimenti a difesa delle città del Nord.
Avevano buoni velivoli ( Macchi 205 e Messerschmit 109/G), ma soprattutto erano inseriti nella difesa aerea tedesca, che provvista di Radar e guida caccia, era in grado di dare l’allarme con anticipo, consentendo a nutrite formazioni ( relativamente nutrite, il rapporto era sempre fra uno a dieci ed uno a venti) di trovarsi in quota tempestivamente per contrastare i nemici. Ma soprattutto questi piloti avevano una grande aggressività. (SOTTO QUELLE BOMBE C’ERANO LE LORO FAMIGLIE, i LORO CARI , LA LORO GENTE…..).
Il colonnello Baylon, del corso Drago, allora CSM della ANR, “Afascista” come si definì anche in presenza di Mussolini, era solito dire : “Fintanto che ci bombarderanno, combatteremo sempre…”. Baylon volle che le famiglie dei piloti del Sud non avessero a subire ritorsioni, e godessero dello stesso trattamento delle famiglie dei prigionieri.
● Il 26 aprile 1945 ormai la disfatta era palese, Gli Alleati avevano sfondato le difese sul Po, La Wehrmacht era in ritirata, anzi in rotta. Il comandate del fronte italiano generale Wolff aveva iniziato trattative di resa tramite la Svizzera, all’insaputa di Mussolini. Molte città del Nord (Genova. Milano, Torino) si erano sollevate. Visconti a Gallarate, sede del Gruppo, inizia le trattative di resa con rappresentanti delle formazioni partigiane di zona.
● Il 28 aprile Visconti sottoscrive i patti di resa con esponenti del CLNAI. Raduna le forze, fa una allocuzione di saluto e di ringraziamento ai superstiti e scioglie il Reparto, dopo aver reso inservibili i velivoli e distribuito parte delle retribuzioni spettanti al personale con la Cassa del Gruppo.
I Sottufficiali e la truppa vengono messi in libertà con un lasciapassare del CLNAI. Gli Ufficiali rimangono prigionieri.
● 29 aprile. Gli Ufficiali prigionieri vengono trasferiti nella caserma del “Savoia Cavalleria “ di Milano. Alle ore 14.00 Il maggiore Visconti con il suo aiutante tenete pilota Stefanini ( corso Zodiaco), tradotti ad un interrogatorio, vengono uccisi.
● 30 Aprile. La Caserma viene presa in consegna dal Regio Esercito, che assumendo il comando della stessa, salvò gli altri ufficiali prigionieri da probabile , o diciamo solo potenziale, uccisione.
1° Gruppo ( Sintesi dell’attività bellica)
Combattimenti …………………………….. 46
Crociere di vigilanza …………………….. 85
Aerei Abbattuti ……………………………. 113
Aerei probabilmente abbattuti …….. 45
Piloti Perduti ………………………………. 49
Aerei perduti in combattimento …….. 55
Aerei distrutti al suolo ………………….. 74
Aerei perduti per incidenti ……………. 24
Aerei autodistrutti il 26-04-’45 …….. 35
Il maggiore Adriano Visconti fu insignito di 4 medaglie d’Argento al Valor Militare prima dell’ 8 settembre 1943. Durante il periodo ANR gli furono conferite due medaglie d’Argento al V.M. Come tutte le decorazioni conferite dalla RSI , queste non vennero riconosciute nel dopoguerra.
PS. Vediamo cosa accadde agli altri due alti ufficiali citati nel testo:
● Il colonnello Botto,dimessosi nel 1944 per controversie con la politica di Farinacci, si ritirò a Torino. Fu sempre rispettato dai Partigiani, e durante i giorni dell’insurrezione fu protetto dagli stessi. Questo sta a dimostrare le luci ed ombre della Resistenza.
● Il Colonnello Baylon fu catturato dagli Alleati il 1° maggio a Bergamo insieme al reparto Arditi-Incursori-Paracadutisti della ANR. Degradato a soldato semplice di Fanteria fu tradotto al carcere di Boccea e successivamente a S. Vittore. Processato con l’accusa di collaborazionismo , fu assolto per non aver commesso il fatto. La Sezione Speciale della Corte di Assise riconobbe la suo comportamento adamantino, che lo aveva portato anche a contrasti con l’alleato tedesco a favore degli interessi italiani. Nel 1954 fu reintegrato nel grado, ma posto in congedo.
Fonte, testo: collage storico da testi di Giorgio Evangelisti
Immagini: di repertorio