Le Forze Speciali italiane impegnate nell’esercitazione “Gazza Ladra 2025”
29 Aprile 2025
Conclusa l’esercitazione “Gazza Ladra 2025”, una delle maggiori attività annualmente condotte dal Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS)
Si è conclusa la scorsa settimana l’esercitazione “Gazza Ladra 2025”, una delle maggiori attività annualmente condotte dal Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS) nel settore delle operazioni militari a tutela dei primari interessi nazionali all’estero.
Lo scenario dell’esercitazione, partendo dalla fittizia critica situazione interna di stati confinanti con l’Italia, non appartenenti all’Alleanza Atlantica ma partnerizzati nel quadro di un sistema di sicurezza regionale, è stato incentrato sul rapimento di una troupe di giornalisti italiani in un paese del Mediterraneo da parte di una cellula terroristica, supportata finanziariamente da un terzo stato ostile, che vi operava per rovesciarne il governo.
Il COFS, già realmente impegnato con la NATO nel ruolo di Comando framework dello Special Operations Component Command (SOCC), si è trovato a fronteggiare la crisi dovendo fare ricorso a tutti i reparti delle Forze Speciali e agli assetti di volo ad ala fissa e rotante nazionali a propria disposizione, attuando – per la prima volta – l’ipotesi più complessa prevista nel Piano di Contingenza denominato “Rapido” e verificando le capacità di proiezione e schieramento di una Forza d’Intervento lontana dalle sedi stanziali.
Avendo ottenuto l’autorizzazione politica a schierare una Task Force in una base operativa avanzata nel paese teatro del sequestro dei cinque connazionali, attraverso scambi informativi con l’Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nonché con le Agenzie di Sicurezza nazionali e simulate autorità locali, il COFS ha guidato, dopo aver sviluppato in circa dieci giorni la pianificazione operativa e il target intelligence – inserendo anche un negoziatore del GIS dei Carabinieri per trattare con il capo dei rapitori, che aveva chiesto la liberazione di un membro del loro gruppo eversivo, detenuto in Italia a causa di un attentato, in cambio della vita degli ostaggi –, un’operazione in contemporanea su più obiettivi complessi.
Nell’azione, in effetti, sono stati impiegati incursori del 9° Reggimento paracadutisti d’assalto “Col Moschin”, del Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare, del 17° Stormo dell’Aeronautica Militare e del Gruppo Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri, integrati da unità del 4° Reggimento “Ranger”, del 185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi e del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” oltre a quattordici assetti aerei ad ala fissa e rotante per il supporto operativo, tra cui un MQ-9 con funzioni ISR del 32° Stormo di Amendola (FG), un C-130J ed un C-27J della 46^ Aerobrigata di Pisa, sette elicotteri HH-101 del 9° Stormo di Grazzanise (CE), due CH-47F ed un UH-90 del 3° REOS dell’Esercito di Viterbo ed un SH-90 del REA della Marina Militare di Luni (SP).
L’azione risolutiva della liberazione degli ostaggi e della neutralizzazione di più nuclei di terroristi, anche questi rappresentati da militari del 16° Stormo di Martina Franca (BR) schierati sugli obiettivi come OPFOR, ha visto spettatori il Sottosegretario di Stato per la Difesa On. Matteo Perego di Cremnago ed il Comandante del COVI, il Generale C.A. Giovanni Maria Iannucci, i quali, accompagnati dal Comandante del COFS, l’Ammiraglio di Squadra Paolo Pezzutti, si sono poi imbarcati nella notte su un C-27J per assistere alle attività a bordo di stabilizzazione di un ferito gravissimo da parte di un SORT, cioè lo Special Operations Resuscitation Team che, composto da un medico anestesista-rianimatore e due soccorritori militari delle Forze Speciali qualificati con specialistici corsi negli USA, è un assetto sanitario attivato dal COFS con proprio personale nelle missioni ad alto rischio lontane dai confini nazionali.
Fonte, testo e immagini: Stato Maggiore Difesa – COFS