Intervista al Generale B. Ivan Caruso Comandante del COMFOSE
Il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE) è un comando a livello Brigata, responsabile di garantire la necessaria unitarietà all’addestramento, all’approntamento, allo sviluppo procedurale nonchè all’acquisizione dei materiali per il comparto Forze Speciali.
Ho avuto la possibilità di intervistare il Comandante, ed è proprio attraverso le sue parole che avremo la possibilità di conoscere meglio questo Comando.
- Comandante, quando e per quale esigenza nasce il COMFOSE?
Il COMFOSE nasce dall’esigenza di garantire un Comando unitario a tutte le unità appartenenti al bacino delle Forze Speciali e Forze per Operazioni Speciali dell’Esercito.
Quindi nel 2013 si decise di formare il primo Nucleo Iniziale di Formazione che poi si è sviluppato nell’attuale Comando con la Cerimonia ufficiale di costituzione del COMFOSE il 19 settembre 2014.
- Qual è l’organigramma del Comando e qual è la dipendenza gerarchica?
Il COMFOSE ha una struttura simile a tutti i Comandi Brigata tradizionali con le classiche articolazioni relativa al personale, Intelligence, Operazioni Dottrina e Addestramento, Logistica, Trasmissioni, la Direzione di Intendenza e una sezione di ricerca e sviluppo. Il COMFOSE dipende direttamente dal COMFOTER/COE.
- Quali sono i compiti del COMFOSE?
Il COMFOSE ha il compito di addestrare, integrare, amministrare e approntare le unità di Forze Speciali dell’Esercito per operare in dispositivi interforze e multinazionali. Concorre allo sviluppo dottrinale e promuove e sviluppa l’ammodernamento degli equipaggiamenti e dei materiali delle Unità del Comparto.
- Parliamo in sintesi dei Reparti da esso dipendenti. Quali sono le loro peculiarità?
Il COMFOSE ha alle dipendenze 3 reggimenti di Forze Speciali – il 9° Reggimento d’assalto Paracadutisti “Col Moschin”, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti “RANGER”, il 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi “FOLGORE” – e il 28° Reggimento Comunicazioni Operative “PAVIA”. Recentemente abbiamo costituito il Centro Addestramento per le Operazioni Speciali e il Reparto Supporti alle Operazioni Speciali.
Ogni reggimento di FS ha le proprie peculiarità. Mentre il 9° reggimento, oltre a poter svolgere tutti compiti delle Operazioni Speciali, è particolarmente specializzato nella liberazione ostaggi, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti trova la sua specializzazione nelle Azioni Dirette con l’ impiego della massa in ambienti montani e artici, il 185° Reggimento, con la sua vocazione intelligence, è specializzato nella Ricognizione Speciale e nella Azioni Dirette con l’impiego di munizionamento “Stand off“.
Per i neo costituiti Centro di Addestramento per le Operazioni Speciali e Reparto Supporti alle Operazioni Speciali, uno ha il compito della formazione basica e avanzata degli aspiranti operatori speciali, mentre il secondo ha il compito di garantire il sostegno logistico e delle trasmissioni al Comando Interforze per le operazioni delle Forze Speciali quando schierato come SOCC (Special Operations Component Command).
- Comandante, vorrei affrontare con Lei il discorso relativo alla selezione del personale e iter addestrativo che qualificherà poi solo un numero ristretto di Operatori.
Certamente la selezione e l’iter addestrativo per qualificare gli operatori che poi presteranno il loro servizio presso i tre reggimenti FS rappresentano un momento fondamentale e molto delicato dell’Intero Comparto OS. Ci si scontra tra due esigenze apparentemente in contrasto: avere un numero sufficiente di operatori per poter alimentare i 3 reggimenti FS e dall’altra garantire che il livello qualitativo degli operatori sia sempre orientato ai massimi livelli.
Abbiamo deciso di mantenere sempre il livello della selezione ai massimi standard per garantire comunque un livello qualitativo di eccellenza, anche a costo di ridurre il numero degli operatori complessivi. Cosa che non è successa perchè, se da un lato abbiamo ottimizzato i processi di arruolamento, selezione e tirocinio garantendoci di poter valutare ogni singolo aspirante, dall’altra l’ interesse per le Forze Speciali è sempre elevato e abbiamo riscontrato un sempre crescente interesse. Insomma i candidati non ci mancano e se la percentuale di successo tra candidati e operatori e dell’8%, abbiamo comunque la possibilità di effettuare una selezione efficace e alimentare i reggimenti FS in modo adeguato. Da circa due anni abbiamo aperto l’arruolamento ai VFP1 con un’ottima risposta da parte di questi giovani che si impegnano per superare le prove di selezione e tirocinio. Molti di loro hanno superato l’ OBOS (il corso basico per operatore Speciale) e hanno potuto usufruire di percorsi a loro dedicati per il passaggio a VFP4 e, quando si qualificheranno incursori, acquisitori o ranger, anche per il passaggio a VSP.
- Come, ed eventualmente perché, sono mutati gli iter addestrativi?
Senza entrare in inutili dettagli, gli iter addestrativi sono frutto di esperienze passate in campo addestrativo e operativo. Sono quindi iter in continua evoluzione e sarebbe sbagliato fermarsi o pensare che un iter è meglio di un altro o che sia immutabile nel tempo. Non si tratta solo di considerare il fattore tempo, ma anche e soprattutto, la qualità degli addestramenti, degli istruttori, la didattica, la formazione fisica e psicologica, le aree addestrative.
Si tratta quindi di un complesso di ingredienti che vanno sapientemente mescolati e dosati per ottenere il prodotto finale migliore. In questo momento, vedendo i feedbacks che ci arrivano dai reggimenti in operazioni, ci conforta constatare che abbiamo il miglior iter addestrativo possibile tenuto conto delle risorse finanziarie, dei mezzi e dei materiali e del personale disponibile.
- Sempre con riferimento agli iter addestrativi sappiamo che dovranno formare operatori ad elevatissima connotazione specialistica; in tutto questo, che valenza ha l’aspetto umano?
Direi che è fondamentale. Non cerchiamo super uomini, Rambo, esaltati o avventurieri. Cerchiamo persone con la testa sulle spalle, capaci di ragionare con lucidità, sportivi, dotati di buon senso e di spirito di adattamento.
Curiamo molto l’ aspetto psicologico degli Allievi e abbiamo un percorso in tal senso affidato a psicologi militati che ci supportano su questi aspetti. l’Uomo è al centro dei nostri pensieri ed è il fatto che, se nullo, annulla tutte le altre variabili.
- Comandante, a suo avviso quali benefici potrà portare al bacino delle Forze Speciali la possibilità di accedere al personale militare VFP1?
Come già detto in precedenza, l’apertura degli arruolamenti al personale VFP1 consente anche a chi si è appena avvicinato al mondo militare di potersi arruolare nelle Forze Speciali. Al personale VFP1 che supera con successo il Corso OBOS sarà consentito il passaggio a VFP4, mentre per il personale che si brevetta Incursore, Ranger o Acquisitore sarà possibile il passaggio in servizio permanente. E’ una opportunità senza precedenti per dei giovani che vogliono impegnarsi e sono determinati a raggiungere i propri obiettivi. Non è un percorso facile, ma il premio è far parte dell’élite del nostro Esercito. Il bacino delle forze Speciali dell’Esercito naturalmente si avvantaggerà di personale particolarmente giovane e determinato che garantirà ai reggimenti FS una lunga vita operativa.
- Nel 2018 il 185° RRAO e il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti sono stati elevati al rango di Forze Speciali. Che cosa ha rappresentato per il Comparto?
Il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti e il 185° RRAO hanno raggiunto questo ambito riconoscimento grazie a vent’anni di anni di sacrifici, addestramento, operazioni, Caduti, feriti e mutilati. Un prezzo altissimo che andava riconosciuto,
ma il raggiungimento di questo traguardo non è stato altro che la formalizzazione di uno stato di cose, di una dimostrazione di capacità che erano ben note nel nostro ambiente e che aspettava solo l’atto formale e così è stato.
L’Esercito con i suoi 3 reggimenti FS, insieme – non dimentichiamolo – con il Reparto Supporti alle Operazioni Speciali e con il 3° reggimento per le OS “Aldebaran” è in grado di fornire alla Difesa un ampio spettro di capacità nel campo delle Operazioni Speciali.
Credo che questo sia a tutto vantaggio delle Forze Armate nel suo complesso e pedina fondamentale di uno Strumento Militare che deve essere sempre all’avanguardia e pronto a tutte le sfide del prossimo futuro.
- La comunicazione strategica e il supporto nella terza dimensione alle Operazione Speciali sono di fondamentale importanza; come viene sviluppata l’integrazione con gli altri reparti del Comparto?
Il COMFOSE ha alle sue dipendenze anche il 28° Reggimento Comunicazioni Operative “PAVIA”, unico assetto della Difesa nel campo delle PSYOPS e nelle comunicazioni operative. Si tratta di un reggimento ad altissima specializzazione che, proprio per le sue peculiarità e missione, ha delle ricadute strategiche nello svolgimento delle Operazioni Militari. Personale molto specializzato, conoscitore di lingue rare, psicologi, antropologi e storici che sono in grado di analizzare nel dettaglio popolazioni anche lontane da noi per storia, usi e costumi, ma che può essere utile per comprendere meglio l’ ambiente in cui si opera. Negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo sorprendente l’analisi dei social media che sempre di più svolgono un ruolo fondamentale nelle società moderne modificandone le scelte e gli atteggiamenti. Ecco perchè questo reggimento è stato efficacemente impiegato in operazioni e in esercitazioni in stretta integrazione con le SOTGs, anche inserendo alcuni elementi del 28° rgt. all’interno dello Staff, per l’individuazione di particolari High Value Targets (HVTs).
Il COMFOSE ha anche un collegamento funzionale con il 3° Reggimento Elicotteri per OS “Aldebaran” che, ancorché non dipendente direttamente, rappresenta un elemento fondamentale per la condotta delle OS. Le Operazioni Speciali sono per loro natura interforze e utilizzano normalmente la terza dimensione e a questa si sta aggiungendo anche il dominio cibernetico. L’integrazione con il 3° Reggimento e con le componenti nella terza dimensione delle altre FA sono di fondamentale importanza per il successo di una Operazione Speciale. Per questo è necessario non soltanto una solida integrazione e conoscenza delle procedure reciproche, ma una vera e propria pianificazione congiunta che deve iniziare sin dalle fasi dell’addestramento e deve essere la normalità.
- Comandante, cosa significa far parte delle Forze Speciali dell’Esercito?
Significa essere consapevoli di far parte di una compagine di professionisti a tutti i livelli che richiedono a sé stessi tantissimo, ma che donano anche tutto sé stessi a questa Istituzione. E’ un ambiente stimolante, dinamico, stimolante, sempre pronto al cambiamento e ad adattarsi a tutte le sfide che si potranno presentare e al quale, proprio perchè grandi professionisti, nessuno si vuol far trovare impreparato. Non è un ambiente facile, ma è un ambiente ideale per chi sente e vuole far parte di una élite.
- Infine, nel ringraziarla per la disponibilità vorrei rivolgerle un’ultima domanda; come si evolverà a suo avviso, il COMFOSE in funzione del continuo mutamento degli scenari operativi?
Negli ultimi 20 anni ci siamo concentrati alla lotta al terrorismo e questo ci ha tenuti impegnati nei vari Teatri Operativi. Sono stati anni di grande impegno e questo credo ci impegnerà ancora nei prossimi anni.
Le sfide future che ci aspettano saranno legate ad altre forme di operazioni come le Hybrid Warfare, il dominio cibernetico, le sfide legate alla Great powers competition. Dovremo ritornare ad occuparci più di operazioni non convenzionali svolte in ambienti fortemente degradati dal punto di vista cibernetico, con il coinvolgimento di diversi attori statuali e non, nell’ambito di Major Joint Operations o di Small Joint Operations. In questo ambito è allo studio un processo di validazione che porterà il COMFOSE ad essere un Comando prontamente proiettabile e impiegabile per la costituzione di uno Special Operations Task Force (SOTF) in ambiente in prevalenza terreste (Land Heavy). Un livello intermedio tra il SOCC e il SOTG che darà alla Difesa un’ulteriore pedina spendibile in ambito nazionale e internazionale nel campo delle Operazioni Speciali.
Ringraziamenti
Desidero ringraziare lo Stato Maggiore dell’Esercito per aver autorizzato l’intervista e il Comandante del COMFOSE, il Gen. B. Ivan Caruso per la disponibilità e cortesia dimostrata.
Testo e immagini: Stefano
Testo e immagini: COMFOSE – Ufficio Stampa Stato Maggiore Esercito