INTERVISTA AL COMANDANTE DELLE TRUPPE ALPINE GEN. C.A. CLAUDIO BERTO

Generale C.A. Claudio Berto Comandante delle Truppe Alpine
Generale C.A. Claudio Berto Comandante delle Truppe Alpine

Introduzione

Il Gen.C.A. Claudio BERTO è nato a Torino il 26 agosto 1958. Ha frequentato il 159° corso dell’Accademia Militare di Modena negli anni 1978 – 1979 e la Scuola di Applicazione di Torino nel biennio 1980 – 1981.

Nel corso della propria carriera ha prestato servizio presso le Brigate alpine Taurinense e Julia, il Comando del 4° Corpo d’Armata Alpino, la Scuola Militare Alpina, lo Stato Maggiore dell’Esercito e diversi Comandi NATO.

Laureato in Scienze Strategiche presso l’Università degli Studi di Torino, in possesso di analogo Master conseguito nello stesso ateneo; Master presso La Sapienza di Roma e Corso per Dirigenti del Ministero della Difesa presso l’Università degli Studi Link Campus University, il Generale Claudio Berto è ottimo conoscitore della lingua inglese ed ha assolto i seguenti, principali incarichi:

  • Comandante del Battaglione alpini “Susa” a Pinerolo;
  • Comandante di Task Force a Sarajevo (Bosnia Erzegovina);
  • Capo di Stato Maggiore della Scuola Militare Alpina di Aosta;
  • Deputy Chief J3 del NATO HQ KFOR a Pristina (Kosovo);
  • Comandante del 9° reggimento alpini a L’Aquila;
  • Comandante della Task Force “Nibbio” in Afghanistan;
  • Capo Ufficio PI presso il V Reparto di SME a Roma;
  • Comandante del Centro Addestramento Alpino di Aosta;
  • Comandante della Brigata Alpina Taurinense a Torino;
  • Comandante del Regional Command West ISAF ad Herat (Afghanistan);
  • Comandante della Regione Militare Nord;
  • Capo del V Reparto Affari Generali dello SME;
  • Vice Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito;
  • Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito;
  • Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito;
  • Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito.

I principali corsi di qualificazione professionale frequentati sono:

  • International Winter Patrol course a Weingarten (Germania);
  • Corso di paracadutismo militare a Livorno e di educazione fisica a Torino;
  • Corso d’ardimento -Pattugliatore Scelto a Cesano (RM);
  • Corsi formativi e di perfezionamento sciistico e alpinistico ad Aosta;
  • 116° corso superiore di Stato Maggiore a Civitavecchia;
  • Multinational Force Course a Oberammergau (Germania);
  • Corso di “Public Information Officer” a Roma;
  • 62^ sessione ordinaria dell’Istituto Alti Studi per la Difesa a Roma.

È insignito delle seguenti decorazioni:

  • Cavaliere e Ufficiale dell’Ordine Militare d’Italia;
  • Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana;
  • Croce d’oro per anzianità di servizio militare;
  • Meritorius Service Medal per operazione in Afghanistan;
  • Medaglie NATO per le operazioni nella ex Jugoslavia, in Kosovo e in Afghanistan;
  • Croce commemorativa per le missioni di pace in Bosnia Erzegovina e Afghanistan;
  • Medaglie di bronzo e d’argento al Merito di Lungo Comando;
  • Croce di bronzo al Merito dell’Esercito;
  • Medaglia di benemerenza per l’emergenza alluvione in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria;
  • Medaglia Mauriziana al Merito di Dieci Lustri di carriera militare;
  • Medaglia NATO per servizio meritorio;
  • Medaglia USA “Legion of Merit”;
  • Medaglia per la cooperazione con le Forze Armate Slovene;
  • Medaglia per la cooperazione con le FFAA Albanesi.

Dall’ 8 febbraio 2018 ha assunto l’incarico di Comandante delle Truppe Alpine.

  • Generale, l’attuale Comando delle Truppe Alpine è l’evoluzione del 4° Corpo d’Armata Alpino; ripercorriamone la storia e definiamone la struttura.

Dal punto di vista storico risale al 1° gennaio del 1973 la data di costituzione del Comando del IV Corpo d’Armata Alpino per trasformazione del paritetico Comando del IV Corpo d’Armata presente in Bolzano dalla fine della II Guerra Mondiale.  In esso confluiscono tutte le Brigate Alpine di allora : la Brigata “Julia” , la Brigata “Cadore” , la Brigata “Tridentina” , la Brigata “Orobica” e la Brigata “Taurinense”. Con la riforma del 1975 assume la denominazione di 4° Corpo d’Armata Alpino e nella successiva ristrutturazione, dal 1° ottobre 1997 assume l’attuale denominazione di Comando delle Truppe Alpine. Nel frattempo, il 7 luglio 1991 viene sciolta la Brigata “Orobica”, il 31 gennaio 1997 la Brigata “Cadore” e successivamente nel 2002 viene sciolta la Brigata “Tridentina” che l’anno successivo è ricostituita come Comando Divisione “Tridentina” all’interno del Comando delle Truppe Alpine e senza unità assegnate. Nel frattempo, il Comando Truppe Alpine passa dalla dipendenza dal Comando delle Forze Operative Terrestri a quella del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.

Attualmente il Comando delle Truppe Alpine è un “Comando Multifunzione” che ha competenze sull’addestramento ed approntamento dei reparti, sulla gestione delle Infrastrutture dell’Amministrazione della Difesa e sulle attività che un tempo erano chiamate presidiarie ed ora territoriali; tutto ciò all’interno della propria Area di Responsabilità che comprende: la Lombardia, il Piemonte, la Liguria , la Valle d’Aosta ed il Trentino-Alto Adige.  A tale scopo il Comandante delle Truppe Alpine si avvale di una organizzazione cui fanno capo 3 Vicecomandanti: il Vicecomandante delle Truppe Alpine che è anche il Comandante della Divisione “Tridentina” , Comando embedded con possibilità di proiezione in aree di contingenza (viene nell’ordine di priorità dopo i Comandi Divisione permanentemente costituiti che sono il Comando Divisione “Acqui” ed il Comando Divisione “Vittorio Veneto”), il Vicecomandante delle Infrastrutture ed infine il Vicecomandante del Territorio.  La grande differenza rispetto alle strutture similari risiede nella specializzazione e competenza “da montagna” di gran parte del personale , che testimonia appunto la derivazione dal glorioso 4° Corpo d’Armata Alpino  e conferisce al Comando stesso un carattere identitario ben definito. Un esempio tipico è l’esistenza dell’Ufficio METEOMONT che dal 1972, opera nel quadro più ampio del concetto di prevenzione, sicurezza e soccorso in montagna che da sempre è parte integrante delle attività delle Truppe Alpine.

  • Quali sono i reparti da esso dipendenti? Può descriverne in sintesi le peculiarità?

In conseguenza di quanto sopra descritto dal Comando delle Truppe Alpine dipendono: la Brigata Alpina “Julia”, la Brigata Alpina “Taurinense” ed il Centro Addestramento Alpino – Scuola Militare Alpina, il Comando Militare Esercito “Piemonte”, l’Ufficio Affari Territoriali e Presidiari per la Val d’Aosta, Centro Addestramento Alpino, il Comando Militare Esercito “Lombardia”, il Comando Militare Esercito “Liguria”, il 1° Reparto Infrastrutture , il 3° Reparto Infrastrutture ed il 4° Reparto Infrastrutture.

Riferendosi in particolare alle 2 Brigate alpine, esse sono perfettamente speculari con una struttura ternaria di 3 reggimenti di fanteria alpina ed una solida componente di Supporto al Combattimento costituita da un reggimento di artiglieria terrestre (da montagna), un reggimento di cavalleria addestrato ad operare nel contesto montano ed un reggimento genio guastatori alpino, più un reggimento Logistico per la funzione di Supporto e Servizi.

Di fatto non esistono differenze funzionali ma solo storiche che fanno capo agli eventi bellici cui hanno partecipato i singoli reggimenti che le costituiscono: dalla Guerra Bianca e sulle crode dolomitiche che ha caratterizzato la I GM , alle campagne sulle Alpi Occidentali, in Grecia, nella ex Jugoslavia ed in Russia fino alla guerra di Liberazione con i battaglioni alpini Piemonte ed Abruzzi.  Le bandiere di guerra dei reggimenti con il loro carico di decorazioni al Valore ed Ordini Militari testimoniano un passato di eroismo e di sacrificio che rappresenta un impegno per il futuro. Discorso diverso va fatto per il Centro Addestramento Alpino – Scuola Miliare Alpina, l’Università della Montagna.  Ancora oggi, così come lo è stato all’atto della sua costituzione nel 1935, l’Istituto raccoglie nel suo ambito l’élite militare in campo alpinistico e sciistico, quella destinata a formare il personale di tutte le Truppe Alpine e delle Forze Speciali che necessitano di acquisire capacità di operare in montagna.  Nel Centro Addestramento Alpino trova collocazione anche il Centro Sportivo Esercito – Sezione Sport Invernali, che inquadra gli atleti di interesse internazionale olimpico (molti tra loro con un eccezionale palmares di risultati  ) nelle sue sedi di Courmayeur (AO) e Brunico (BZ) in Alto Adige. 

Alpino in addestramento durante esercitazione "5 Torri"
Alpino in addestramento durante esercitazione “5 Torri”
  • Generale, vorrei affrontare il tema dell’addestramento; il Centro Addestramento Alpino è la scuola di formazione delle Truppe Alpine. Può descrivere più dettagliatamente il percorso formativo e in che modo il personale viene preparato per affrontare un ambiente compartimento come quello montano?

L’addestramento di specialità è l’elemento centrale nella formazione di tutti gli alpini a prescindere dal loro grado e dalla loro anzianità di servizio. La frequentazione della montagna richiede un impegno personale che va ben oltre la mera narrativa e molto pragmaticamente si compone di 2 elementi estremamente sfidanti per i giovani d’oggi: la fatica e l’assuefazione alle basse temperature.  In questo senso la montagna diventa sinonimo di chilometri percorsi su determinati dislivelli con significativi carichi portati sulle spalle e freddo, tutto il freddo che si può provare nel dover vivere, o meglio sopravvivere, all’esterno di case e rifugi, in sintesi sotto il cielo stellato.  Coloro i quali ritengono di non poter sopportare la fatica non potranno mai essere alpini. Fatta questa doverosa premessa la formazione dei militari con “la penna sul cappello” si basa su uno schema concettuale abbastanza semplice che passa attraverso:

  • la formazione di base, volta a conferire a tutto il personale delle Truppe Alpine la capacità di muovere in terreno montano, anche innevato; si tratta dei corsi basici di sci ed alpinismo che possono essere organizzati ed effettuati nell’ambito di tutti i reggimenti;
  • la formazione avanzata, rivolta a tutto il personale che ha concluso con successo i corsi del livello di base e che è in possesso dei requisiti di accesso (selezioni per accertare le idonee capacità). Sono i corsi avanzati di sci ed alpinismo che perfezionano le capacità di movimento in terreno montano ed i corsi basici di mountain warfare (in ambiente innevato e non) che hanno lo scopo di abilitare alla condotta di attività operative in ambiente montano finalizzando tutto ciò che si è appreso con i corsi prettamente tecnici. Della formazione avanzata fanno parte anche i corsi per operatore del soccorso alpino militare che abilitano il personale che andrà a comporre le squadre di soccorso alpino militare e gli osservatori militari neve e valanghe che compongono i nuclei METEOMONT. Questi corsi vengono svolti sia dal Centro Addestramento Alpino sia dai reparti, sotto la direzione tecnica del Centro Addestramento Alpino;
  • la formazione specialistica, rivolta a tutto il personale che ha terminato con successo i corsi dei livelli precedenti ed è in possesso dei requisiti di accesso (selezione di ingresso).  Sono i corsi svolti esclusivamente dal Centro Addestramento Alpino che portano alla qualificazione degli istruttori di sci, di alpinismo e di mountain warfare (coloro che insegneranno agli altri nell’ambito dei reparti), dei tecnici del soccorso alpino militare (coloro che comanderanno le squadre di soccorso) e degli esperti militari neve e valanghe, che sono i responsabili della stesura dei bollettini valanghe e della valutazione del loro impatto sulle operazioni.
Alpini in addestramento durante esercitazione “5 Torri”
  • Cosa significa “verticalità” per un Alpino?

È la capacità ed anche la familiarità nel muovere su terreni impervi, caratterizzati da forti pendenze e pareti a strapiombo, trasformando una difficoltà oggettiva in una opportunità volta ad ottenere una posizione di vantaggio. Implica, soprattutto, il conseguimento di un particolare stato mentale che potremmo definire di dominio della vertigine che si basa fondamentalmente: sulla preparazione fisica, sulla preparazione tecnica, sulla consapevolezza del rischio in una tensione che è rivolta sempre ad individuare soluzioni anche quando queste appaiono difficili. Sicuramente al di fuori del comune pensiero. In sintesi, chi muove nella dimensione della verticalità sviluppa attitudini non comuni in una pratica che diventa abitudine e sfocia nella routine. Volendo poi allargare il discorso ad ambiti che presentano forti analogie, potremmo affermare che l’ambiente urbano di una moderna mega city, da questo punto di vista, non differisce molto da una croda dolomitica.  Il movimento nella 3^ dimensione assicurato dagli elicotteri serve sostanzialmente a completare la già vasta gamma di possibilità d’intervento, ma non a sostituire questa capacità.  Gli elicotteri, mezzi meravigliosi, hanno infatti alcune limitazioni d’impiego di cui bisogna sempre tener conto, soprattutto ad alta quota e con condizioni meteo avverse; inoltre, in un conflitto simmetrico non vi è garanzia alcuna di potersi sottrarre al fuoco avversario e gli elicotteri sono sempre un bersaglio pagante.  Più importante di tutto è però considerare la mobilità che continua a possedere l’operatore di montagna sbarcato dal velivolo, poiché una volta sul tetto di un grattacielo o su una guglia dolomitica, in una cornice di consapevole sicurezza che si basa sulla pratica nella dimensione verticale, egli continuerà a muoversi liberamente, utilizzando le pareti verticali come vie di approccio o di fuga, per affinare la propria postura nella ricerca della sorpresa o per ripararsi, senza mai rimanere ostaggio di un ipotetico recupero sempre a mezzo elicottero.      

  • Quali sono le differenze sostanziali tra un Alpino e un Alpiere?

Le differenze risiedono nella specializzazione, un alpiere è un alpino che ha fatto tutti i corsi abilitanti: alpinistico, sciistico, sci alpinistico, di Mountain Warfare ,  conseguendo risultati tali da farlo entrare in una élite di soldati particolarmente efficienti nello sfruttare, in modo consapevolmente autonomo, la doppia dimensione della “verticalità” e della “articità” (cioè la capacità di sopravvivere, muovere e combattere in ambiente innevato caratterizzato da basse temperature).  Se è vero che tutti gli alpini sono di base addestrati ad operare in siffatte situazioni è altresì vero che le attitudini e le predisposizioni variano da individuo ad individuo e che alcuni sono portati ad eccellere.  Questi sono gli alpieri.  Ogni volta che una compagnia percorre una via alpinistica per raggiungere una cima quelli che la aprono sono loro.

Inserzione distaccamento 4°Rgt Alpini Paracadutisti
Inserzione distaccamento 4°Rgt Alpini Paracadutisti
  • Generale, il “Mountain Warfare” possiamo inserirlo in un quadro evolutivo delle capacità delle Truppe Alpine; cosa possiamo dire a tale riguardo?

È importante sapere che il Mountain Warfare è argomento di interesse della NATO che a tale scopo ha costituito in Slovenia il “Mountain Warfare Centre of Excellence” dove le Truppe Alpine sono presenti per concorrere con il proprio personale, le proprie idee ed esperienze, a tracciare il comune concetto operativo a riguardo del futuro delle operazioni in montagna.  In sintesi, il processo di standardizzazione non è solo un lavoro di omologazione lessicale ma scende in profondità fino a delineare uno sviluppo capacitivo che spazia dalla dimensione tecnica a quella addestrativa in un insieme di attività che potremmo definire abilitanti nell’operare in terreni difficili, impervi ed innevati.  Tutto ciò è avvenuto tenendo ben presente quali siano le esigenze operative delle truppe da montagna degli eserciti dei Paesi Amici ed Alleati e quali le nostre.  È un approccio inclusivo “combined” perché per gli alpini non esiste solo la fanteria, ad essa si affiancano l’artiglieria il genio ecc.  che sono da montagna perché addestrati ed equipaggiati ad operare in quello specifico ambiente.  La storia ha ampiamente dimostrato che non basta attaccare un’etichetta ad una unità per farla diventare qualcosa che si basa su un vissuto che è esperienza e mentalità.  A titolo di esempio, in tempi non molto lontani, la Brigata Alpina “Taurinense” forniva il Contingente “Cuneense” alla NATO.  Inquadrato nella Brigata leggera AMF (Ace Mobile Force Land Component).  Il Contingente si schierava con altre unità della NATO, una volta l’anno, a 100 km a Nord del Circolo Polare Artico, prevalentemente nella stagione invernale. Questo dal punto di vista pratico significava avere, e saper utilizzare, degli equipaggiamenti che consentivano di sopravvivere ad una temperatura che mediamente raggiungeva il – 25 gradi centigradi con estremi fino ai – 40 gradi.  La fase esercitativa più attiva prevedeva il pernottamento in tenda, in “igloo” e quant’altro e gli unici strumenti che garantivano il movimento erano gli sci e, solo successivamente, il cingolato leggero all terrain BV 206.  Da quella scuola sono passati tanti ufficiali e sottufficiali che hanno fatto la storia recente degli alpini.   

  • Che importanza rivestono le opportunità addestrative con unità paritetiche a livello europeo e mondiale?

È di importanza strategica la condivisione di esperienze sia in ambito NATO sia UE.  L’ideale sarebbe di addivenire al dispiegamento di unità da montagna dei Paesi NATO in aree di crisi specifiche per facilitare la standardizzazione delle TTPs (Tactical Tecnical Procedures) e la comune crescita professionale. In questo settore, come precedentemente delineato, molto si sta facendo nell’ambito degli studi e delle attività condotte presso il NATO Mountain Warfare Centre of Excellence in Slovenia.  Tuttavia, voglio sottolineare che le Truppe Alpine vivono normalmente in un contesto internazionale poiché la Brigata Alpina “Julia” è framework della Multinational Land Force ove è permanentemente inserito personale sloveno ed ungherese.  La Brigata Alpina “Taurinense” aderisce ad una iniziativa italo francese che risponde al nome di NSBNBC – Not Standing Bi-National Brigade Command – un’unità mista, non permanente ma prontamente impiegabile, basata su Brigata Alpina “Taurinense” e sulla 27^ Brigata di Fanteria da montagna francese.  Infine, il Centro Addestramento Alpino – Scuola Militare Alpina fa parte dello IAMMS International Association of Military Mountain School con altri 15 Paesi; di cui 12 europei: Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Norvegia, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera, che per statuto fornisce permanentemente il segretariato, e 3 delle Americhe: Argentina, Canada e USA.

  • Durante l’emergenza sanitaria COVID-19 come sono state rimodulate le attività addestrative?

È necessario specificare che durante i mesi di lockdown non sono state effettuate attività addestrative in aderenza alle disposizioni governative volte a limitare il contagio. È rimasta in atto l’Operazione Strade Sicure dove è stato rimodulato l’impegno dei militari dell’Esercito, quindi anche delle Truppe Alpine, in funzione dei particolari aspetti che ha assunto il sostegno alle Forze dell’Ordine per la specifica esigenza. In buona sostanza il personale di Strade Sicure è stato impiegato non solo per la prevenzione di atti terroristici, ma anche per il controllo delle autocertificazioni, per assicurare il distanziamento sociale e l’uso dei DPI. Solo successivamente, al passaggio alla Fase 2 nella gestione dell’emergenza, sono riprese la attività addestrative inizialmente limitatamente alle esigenze di approntamento del personale per l’impiego nelle operazioni sul territorio nazionale ed all’estero. Ciò premesso i vincoli per tornare attivamente sul campo sono stati quelli relativi al “distanziamento sociale” ed alla “protezione individuale.  Le Brigate ed il Centro Addestramento Alpino hanno quindi effettuato uno studio volto a garantire il mantenimento di idonee distanze nelle camerate, nelle mense e nell’accesso alle mense, nell’utilizzo dei trasporti, evitando ogni tipo di assembramento conseguente alle normali operazioni quotidiane.  Successivamente sono state esaminate le modalità con cui condurre l’addestramento stesso.  Sono state eliminate le attività di contatto, diradate le linee di tiro e coinvolto più enti in modo da ottenere piccole unità addestrative più facili da gestire dal punto di vista della sicurezza COVID.  Infine, per garantire la massima sicurezza alcune attività, ad esempio la scuola tiro mortai della Brigata Alpina “Julia”, sono state condotte con tutto l’equipaggiamento NBC indossato (che rappresenta il massimo della protezione di cui dotarsi in ambiente caratterizzato da contaminazione Nucleare, Biologica e Chimica) cioè con sopravvestiti, calzari, guanti, maschere e filtri unendo così una esigenza addestrativa ad una esigenza reale.   

Operazione starde sicure Raggruppamento Lombardia Trentino Alto Adige
Personale del 7° Rgt Alpini impegnato nell’Operazione Strade Sicure a Milano
  • Generale, le Truppe Alpine hanno partecipato alle più importanti operazioni all’estero, ma anche alla “Home Land Security”: cosa può dirci a tale proposito?

Il Comando delle Truppe Alpine è responsabile dell’Operazione Strade Sicure nel proprio settore di competenza che abbraccia, praticamente, quasi tutto il Nord Italia.  Esso costituisce, per i numeri messi in campo sia a riguardo del personale sia dei mezzi, uno degli impegni più importanti sviluppati dall’Esercito.  Sostanzialmente il dispositivo è articolato su 3 raggruppamenti:  “Lombardia – Trentino Alto Adige”, “Piemonte – Liguria” e “Valle Susa – Valle d’Aosta” e risponde, in primis, alle disposizioni emanate dalle autorità Prefettizie sulla base di esigenze di sicurezza e contrasto al terrorismo così come stabilito dai disposti legislativi. L’impegno per i militari è percepito come motivante perché al servizio della comunità.  

  • La capacità di proiezione assume un ruolo sempre più importante. Tramite quali strumenti viene realizzata dal Comando?

Gli strumenti sono fondamentalmente 3: la pianificazione, le procedure e l’addestramento. La pianificazione è essenziale per approntare il dispositivo, quando affermo ciò intendo soprattutto il perfezionamento delle predisposizioni a carattere logistico e dei trasporti, tenendo presente che l’immissione in un Teatro avviene nella quasi totalità dei casi attraverso l’impiego di vettori aerei e marittimi. In conseguenza di ciò i mezzi e gli armamenti devono essere pronti, disponibili e manutenzionati; i materiali e gli equipaggiamenti devono essere ordinatamente stoccati con il relativo piano dei trasporti definito e consolidato; gli equipaggiamenti individuali distribuiti.  Il piano di immissione in teatro con punti di imbarco, sbarco e gli elenchi dei materiali, mezzi e del personale perfezionato e continuamente aggiornato.  La conoscenza delle procedure è necessaria per un facile inserimento del dispositivo nel contesto multinazionale. In ambito NATO le unità dei Paesi si comportano in modo omogeneo, tutti sanno cosa fare e cosa aspettarsi in esecuzione di una disposizione. Per l’addestramento risulta importante l’ambientamento / acclimatazione al nuovo scenario che viene preceduto da ricognizioni e rifinito con attività sul posto che potremmo definire “abilitanti”, da effettuare in collaborazione con i partner internazionali.    

  • L’Esercito in generale e le Truppe Alpine in particolare hanno nel proprio DNA il supporto alla popolazione; durante l’emergenza sanitaria COVID-19 quali sono state le attività maggiormente rilevanti a favore della collettività?

Oltre al già accennato contributo dato alle Forze dell’Ordine nella gestione dei controlli messi in atto in attuazione dei disposti legislativi ,che consistono sostanzialmente nelle verifiche sulla correttezza e liceità dei movimenti delle persone al di fuori del proprio domicilio – controllo delle autocertificazioni e del mantenimento delle misure per il distanziamento sociale – abbiamo  contribuito con il nostro personale alla chiusura delle  Zone Rosse ed al rafforzamento dei dispositivi in risposta alle esigenze rappresentate dalle autorità prefettizie. Altre attività importanti sono state:

  • il trasporto feretri da Bergamo ai luoghi di cremazione (operazione “Fidelium”);
  • il trasporto materiali sanitari da Aeroporti alle USL (operazione “Mercurio”);
  • la distribuzione materiali sanitari;
  • lo stoccaggio materiali sanitari per conto delle USL in nostre Caserme a Torino e Bolzano;
  • le sanificazioni ed igienizzazioni di strutture pubbliche e RSA (operazione “Fenice”);
  • la sanificazione dei rifugi del CAI;
  • la gestione delle infrastrutture, in coordinazione con la Protezione Civile , destinate all’isolamento ed alla quarantena di personale civile e militare: Base logistica di Bardonecchia , Torino (polo alloggiativo Riberi e  Circolo di Presidio di Torino, Base logisticadi Colle Isarco.

Tuttavia, vorrei sottolineare anche il normale impegno delle Truppe Alpine in altre attività di pubblica utilità come, ad esempio, il concorso fornito ai comprensori sciistici con nostro personale qualificato assistente al soccorso piste; ovvero le squadre di soccorso alpino disponibili in 6 ore per l’intervento su tutto il territorio nazionale; i nuclei di pronto impiego del genio (PUCA) per gli interventi in caso di calamità e su residuati bellici attivi. Non ultimo la spinta collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini per gli interventi di emergenza a supporto del sistema Protezione Civile (già caratterizzatasi negli ultimi due anni con importanti esercitazioni VARDIREX –  Various Disaster Relief Management Exercise).

Aspiranti operatori Ranger durante modulo di combattimento avanzato in ambiente montano innevato
  • Generale, a suo avviso, in cosa possono essere migliorate le capacità delle Truppe Alpine?

Uno dei principali argomenti su cui dibattiamo a proposito delle capacità da sviluppare ulteriormente è quello relativo alle reali possibilità di esprimere una concreta mobilità sui terreni di montagna abbinata alla protezione ed all’incremento della potenza di fuoco. Concettualmente potrebbe sembrare in contraddizione con quanto fino ad ora affermato, tuttavia, la “verticalità” e l’”articità” si coniugano anche a riguardo delle possibilità offerte dai veicoli da trasporto e combattimento. È imperativo abbandonare l’immagine del soldato sicuramente eroico, ma armato solo di fucile e qualche caricatore, per affermare la figura di un soldato che possa contare su una importante varietà di armi pesanti e del relativo munizionamento e su mezzi che gli assicurino il trasporto quanto più vicino alla linea di combattimento e forniscano protezione dal fuoco avversario. In effetti il mezzo esiste già ed è il BV 206 all terrain sviluppato in varie versioni. Per chi non lo conosce è un veicolo cingolato modulare capace di affrontare pendenze davvero importanti – un arrampicatore con prestazioni simili ad un gatto delle nevi – che consente il trasporto di un significativo numero di soldati e di materiali. Le Truppe alpine ne hanno in dotazione una cospicua quantità e l’ultima versione prodotta (non acquisita): l’S10 con armamento in torretta remotizzata ed un incremento della corazzatura, è già in servizio presso i Royal Marines britannici, presso l’esercito francese e tantissimi altri ed è stata impiegata in operazioni in Afghanistan dimostrandosi all’altezza della situazione. In sintesi, i reparti possono incrementare di molto il loro combat power fino dove è possibile arrivare con questo veicolo, mentre le quote più impervie e difficili restano una competenza degli alpieri. In ambiente innevato non esistono alternative al suo impiego. Questo modello teorico non esclude in nessun modo le capacità che continuiamo “tradizionalmente” a curare, ma attualizza l’impiego in montagna in una visione tecnologicamente più avanzata. Sempre in questo contesto è stata sviluppata anche una rivisitazione dell’impiego degli obici da 105/14, in forza ai reggimenti di artiglieria, e delle blindo Centauro dei reggimenti di cavalleria delle Brigate alpine. Il problema è sempre lo stesso: aumentare il combat power dei reparti di fanteria leggera. In tal senso, per quello che riguarda le artiglierie stiamo sperimentando il concetto dell’”artiglieria d’assalto” che consiste nello spingere il più avanti possibile gli obici, o anche un solo obice, in modo da poterlo utilizzare a ridosso o tra le unità di fanteria, sfruttandone le capacità di tiro diretto o in depressione (cosa consentita dalle caratteristiche tecniche dell’obice da 105 / 14 e non da altre artiglierie). Questo tipo di impiego bene si combina con il tiro con il secondo arco assicurato dai mortai per neutralizzare bersagli puntiformi posizionati all’interno di obiettivi areali (soprattutto quando non si possa o non si voglia utilizzare missili controcarro contro personale al coperto o dietro ripari naturali). Immaginate cosa questo possa voler dire in terreni dove non possono accedere (o accedono con difficoltà) i mezzi ruotati. È stato sperimentato con successo il traino degli obici con i BV 206 da ciò consegue che dove arriva la fanteria può arrivare anche l’”artiglieria d’assalto”. Infine, stiamo sperimentando alcune soluzioni tecniche per poter impiegare i Centauro su terreno innevato e ghiacciato, su ragionevoli pendenze considerando le dimensioni ed i pesi in gioco, prevalentemente sul fondo valle ma in modo tale da ottimizzarne l’impiego con uso di catene o preceduti da carri pioniere.     

  • Infine, le propongo una Vision sul Comando; cosa rappresenta ora e cosa potrà essere in futuro, in considerazione anche del continuo mutamento degli scenari operativi.

Il Comando delle Truppe Alpine custodisce un passato ed un vissuto davvero importante. Essere all’altezza di quanti ci hanno preceduto è una sfida costante ed impegnativa che assorbe tutte le nostre energie. In questo momento il Comando, per competenze, si pone a livello paritetico degli altri Comandi Multifunzione ma rappresenta anche il cuore pulsante dell’”alpinità” così come ce l’hanno tramandata i nostri “vecchi”: un misto di stoica propensione al sacrificio per le comunità di cui siamo espressione, tantissima preparazione fisica e tecnica ed un fortissimo attaccamento alla nostra storia ed ai nostri principi. Siamo in un certo senso un organismo che evolve con la tecnologia e con i tempi ma mantiene fermi, ben saldi , i propri valori. Il futuro, o meglio, la possibile evoluzione futura può svilupparsi solo in un ambito internazionale.  Come ho già rappresentato il tema delle operazioni in terreno montano ed artico, e per estensione del concetto all’interno della mega city, sta assumendo sempre più importanza ed interesse nei dibattiti ed attorno a questo argomento si sono raccolte tante esperienze ed energie. Proprio sulla base di quanto stiamo sperimentando con i partner della NATO e della UE è possibile immaginare, seppur lontano, un futuro sempre più integrato, uno sviluppo ulteriore dell’attuale Centro di Eccellenza per il Mountain Warfare in qualcosa che raccolga la “lead” dello specifico settore.    

Ringraziamenti

Desidero infine ringraziare Stato Maggiore Esercito e il Comando delle Truppe Alpine per aver autorizzato l’intervista. Il Generale C.A. Claudio Berto per la disponibilità e cortesia.

Testo e immagini: Comando Truppe Alpine – Gen. C.A. Claudio Berto  

Testo e immagini: Stefano – Airholic.it