INTERVISTA AL COMANDANTE DELLA BRIGATA “FRIULI” GENERALE B. STEFANO LAGORIO
INTRODUZIONE
La Brigata Aeromobile “Friuli” è una delle Grandi Unità che la Forza Armata annovera fra le forze proiettabili.
Costituita nel 1884 ha combattuto nella prima e seconda guerra mondiale, terminando il conflitto come Gruppo di Combattimento in Bologna il 21 aprile 1945.
Nel 2004 si è completato il processo di riconversione da unità meccanizzata in aeromobile.
Dislocata in Friuli Venezia Giulia e in Emilia Romagna, si compone di due reggimenti elicotteri, uno di fanteria aeromobile e due logistici.
Il Comando Brigata ha sede a Bologna (BO).
A seguire conosceremo più approfonditamente la Brigata attraverso le parole del Comandante, il Generale di Brigata Stefano Lagorio.
- Generale, inizierei con una panoramica introduttiva sulla Brigata Aeromobile “Friuli e sui compiti che la Brigata deve assolvere.
La “Friuli” è una Grande unità peculiare che integra permanentemente al proprio interno unità di fanteria aeromobile e di elicotteri per aumentarne il rispettivo potenziale. La Brigata Aeromobile, grazie alle proprie caratteristiche rappresenta l’estensione della manovra terrestre nella terza dimensione, per mezzo di aeromobili al fine di ingaggiare il combattimento dall’aria e proseguirlo sia a terra sia dall’aria, indipendentemente o unitamente ad altre forze di superficie. Le operazioni condotte dalla “Friuli” sono caratterizzate da una estrema rapidità e le unità aeromobili risultano idonee a condurre attività offensive per via della loro natura intrinseca, della loro velocità di esecuzione e del rapporto vantaggioso tra il rischio associato all’operazione rispetto al potenziale effetto guadagnato sull’avversario.
Grazie alla loro flessibilità, dinamicità, capacità di realizzare la sorpresa e agire in situazioni operative ed ambienti naturali differenziati in funzione delle esigenze contingenti, le unità aeromobili sono impiegate in tutte le tipologie di operazioni unitamente o distaccando Task Group aeromobili e/o aeromeccanizzati nell’ambito sia delle cosiddette “attività tattiche terrestri” sia delle “attività tattiche nella terza dimensione”. In sintesi, la missione della Brigata Aeromobile è quella di fornire la capacità aeromobile e aeromeccanizzata alla Forza Armata, approntare pacchetti di forze al fine di assicurare il livello di readiness assegnato ed onorare gli impegni operativi in ambito nazionale, anche connesso con le “homeland security operations”,e in contesti internazionali, concorrendo, contestualmente ai compiti istituzionali di risposta alle attivazioni emergenziali attraverso il concorso 24/7 di assetti in Pronto Intervento Aereo Nazionale (PIAN).
2. Cosa possiamo dire invece riguardo ai tre Reggimenti dipendenti della Brigata?
La componente di volo della Brigata Aeromobile è costituita dal 5° Reggimento AVES “Rigel” di Casarsa della Delizia e dal 7° Reggimento AVES “Vega” di Rimini. Il “Rigel”, si articola sul 49° Gruppo Squadroni “Capricorno” su AH-129 Mangusta, sul 27° Gruppo Squadroni “Mercurio” su UH-90 e sul Gruppo di Sostegno “Lupo”. Il Reggimento dal 2008 assicura attraverso il dipendente Centro Formazione Equipaggi, l’abilitazione di piloti e personale tecnico per la linea AW-129C/D di tutta la Forza Armata.
Il “Vega” comprende il 48° Gruppo Squadroni “Pavone” (su AH-129), il 25° Gruppo Squadroni “Cigno” (su UH-90) e un Gruppo Squadroni di Sostegno. Compito principale dei suddetti reparti è quello di costituire la componente ad ala rotante per la costituzione di pacchetti di forze aeromobili per finalità addestrative e operative. Secondariamente supportano, con le proprie capacità, le attività addestrative e operative di altre unità dell’Esercito. Il 5° e il 7° Reggimento, tuttora, costituiscono i Gruppi Tattici Aeromobili che operano nelle operazioni “Resolute Support” in Afghanistan e “Inherent Resolve” in Iraq.
La componente di fanteria è costituita dal 66° Reggimento Aeromobile di Forlì, composto dal 1° Battaglione e da una Compagnia Comando e Supporto Logistico. Il “Trieste” è l’unità che ha subito la trasformazione più profonda e complessa, abbandonando il ruolo di fanteria meccanizzata per acquisire quelli di fanteria leggera specializzata nelle operazioni aeromobili.
Il personale del 66° segue uno specifico iter di qualificazione per acquisire tutte le capacità necessarie a operare efficacemente e in sicurezza con gli assetti ad ala rotante, quali la discesa rapida in rappelling (corda doppia) e fast rope (barbettone), individuazione e segnalazione delle Zone Atterraggio Elicotteri, confezionamento carichi esterni e indicazione obiettivi agli elicotteri d’attacco. Nel 2018 è stato costituito presso il Reparto un Centro di Formazione Aeromobile per garantire la formazione dei soldati aeromobili della Brigata e di personale esterno, gestire e impiegare le strutture addestrative (torre di addestramento e falsa carlinga) e promuovere l’innovazione in tema di aeromobilità. Anche per il 66° il compito principale è contribuire alla costituzione di pacchetti di forze aeromobili, mentre secondariamente, esso può operare nel ruolo di fanteria leggera montata su veicoli protetti “Lince”, capacità espressa con successo nelle operazioni in Afghanistan, Iraq, Libano e Somalia. Completano la Brigata Aeromobile il Poligono di Foce Reno e il Reparto Comando e Supporti Tattici “Friuli” che assicura il funzionamento del Comando Brigata.
3. Generale, ci aiuti a comprendere meglio il concetto di “Aeromobilità”?
La capacità di manovrare, ossia di combinare efficacemente fuoco e movimento sul campo di battaglia per acquisire una superiorità tattica sulle forze contrapposte, è fondamentale in qualsiasi tipologia di Operazione o di Campagna militare. In particolare, la manovra terrestre nella 3^ dimensione si rivela determinante per concentrare e diradare rapidamente il combat power, nel caso in cui si operi in Aree di Operazione non-lineari o in operazioni d’ingresso forzato in Teatri Operativi semi-permissivi o non permissivi oppure per riuscire a conquistare posizioni non raggiungibili manovrando solo sul terreno, aggirando così gli ostacoli e le concentrazioni di forze ostili. Le operazioni aeromobili sono appunto, operazioni nelle quali le forze, con i loro equipaggiamenti, manovrano nell’Area di Operazioni per mezzo di aeromobili al fine di ingaggiare il combattimento dall’aria eproseguirlo sia a terra sia dall’aria, indipendentemente o unitamente ad altre forze di superficie.
Tali operazioni sono condotte da unità organizzate, equipaggiate e addestrate “ad hoc”, denominate unità aeromobili e trovano il loro fondamento nell’efficacia dell’integrazione ordinativa e operativa tra unità di fanteria leggera aeromobile e unità di elicotteri. Esse sfruttano la mobilità e la potenza di fuoco degli elicotteri uniti alla capacità di combattimento ravvicinato tipica della fanteria leggera. Una forza aeromobile, può penetrare nelle retrovie avversarie, colpirne i punti più vulnerabili e, se necessario sbarcare la fanteria aeromobile per acquisire e mantenere punti chiave o catturare personale e materiali. I complessi di forze costituiti per la condotta delle operazioni si distinguono in due categorie: aeromobili e aeromeccanizzati. Nel primo caso, il complesso è costituito prevalentemente da fanteria aeromobile supportata da elicotteri da esplorazione e scorta, nel secondo caso invece, la forza è costituita prevalentemente da elicotteri da esplorazione e scorta supportati da una aliquota di fanteria aeromobile. Per quanto addestrate soprattutto per la condotta di operazioni classiche, le unità aeromobili trovano un proficuo impiego anche nelle operazioni di stabilizzazione grazie alle peculiari caratteristiche di mobilità e potenza di fuoco che consentono di disporre di forze in grado di rischierarsi rapidamente in aree di operazioni molto ampie e di esprimere una capacità di ingaggio di precisione.
4. Generale, la Brigata Aeromobile “Friuli” è una delle poche Grandi unità in grado di attuare l’attività di Personnel Recovery. Ci può spiegare il significato del PR e la sua importanza nelle missioni all’estero?
Il PR è l’insieme integrato degli sforzi posti in essere al fine di facilitare ed effettuare il recupero e il reintegro di personale isolato in Operazioni. Il Comandante, ad ogni livello ordinativo, deve porre in essere ogni possibile sforzo per trarre in salvo il personale di cui è responsabile, qualora si trovi in una situazione di difficoltà, derivante dalla perdita di contatto con le unità amiche.
In linea generale, le missioni di PR implicano una meticolosa organizzazione e predisposizione dei materiali necessari per il recupero del personale nelle diversificate condizioni possibili, procedure di pianificazione assai speditive e interventi mirati e tempestivi di norma attuati attraverso l’enucleazione di unità di basso/bassissimo livello ordinativo (plotone/squadra).
Il sistema di PR è un insieme di elementi e sottosistemi, interconnessi tra loro e con gli altri attori presenti nel Teatro di Operazioni o in zona di esercitazione, che interagiscono tramite procedure e relazioni definite in sede di pianificazione.
Il sistema è costituito da tre elementi fondamentali:
– Comandanti e i loro staff. Integrano e sincronizzano la pianificazione dell’attività PR all’interno delle altre attività militari, coinvolgendo, possibilmente, nel processo di pianificazione gli attori dell’ambiente civile presenti nell’Area di Operazioni o impiegati nelle esercitazioni;
– la Forza di Recupero (Personnel Recovery Task Force – PRTF). È composta da assetti designati o dedicati per missioni specifiche di PR, viene adeguatamente equipaggiata ed addestrata per la pianificazione e l’esecuzione di missioni di recupero. La natura e la composizione delle forze di recupero variano a seconda delle specifiche esigenze dettate dal particolare tipo di missione da condurre. Tale forza di recupero deve essere flessibile ed avere un elevato grado di prontezza per essere capace di reagire rapidamente quando richiesto. Eventuali assetti aggiuntivi devono essere in grado d’integrarsi alla PRTF e supportarne l’operazione;
– il Personale Isolato (ISOlated Personnel – ISOP). Può avere una preparazione che varia da un livello minimo, indispensabile per la sopravvivenza, fino alla piena operatività, funzionale a facilitare le operazioni di recupero.
Ogni missione di PR si sviluppa secondo un modello che prevede un vero e proprio ciclo basato su quattro precipue funzioni (Preparation – Planning – Execution e Adaptation). In particolare, la fase esecutiva di una missione di PR prevede l’implementazione di cinque specifici compiti:
– Report (notifica iniziale ISOP): raccogliere tutte le informazioni possibili per migliorare la situational awareness e allertare il personale sulla potenziale missione;
– Locate (localizzazione): determinare con precisione la posizione dell’ISOP, effettuare la verifica e autenticazione della sua identità, intraprendere le azioni necessarie per avviare le operazioni di recupero (Verifica, Autenticazione e Riconoscimento) ed emanare eventuali ordini iniziali;
– Support (supporto fisico, morale e psicologico);
– Recover (pianificazione, preparazione ed esecuzione della missione di recupero);
– Reintegrate (supporto e assistenza medica e psicologica al personale recuperato dall’isolamento).
Anche la Brigata Aeromobile, grazie alla sua peculiare composizione organica, si presta, con il suo 66° Reggimento aeromobile, a poter garantire l’implementazione delle attività di PR che, come detto, richiedono, a garanzia del successo, elevata rapidità d’intervento e mobilità su ampi spazi, speditezza nelle procedure di Comando e Controllo e di pianificazione, nonché spiccata autonomia decisionale nella condotta di attività risolutive, elevata specializzazione. A decorrere dal 2016, il “Trieste”, unitamente alle unità di volo del 7° Reggimento AVES “Vega” e del 5° Reggimento AVES “Rigel”, fornisce senza soluzione di continuità gli assetti di PR in Afghanistan (Task Group “Fenice”), così come li ha forniti in maniera continuativa fino al 2018 in Iraq (Task Group “Griffon”).
Le missioni di recupero di personale isolato possono raggiungere elevati livelli di complessità e, per loro intrinseca natura, sono di estrema visibilità. Pertanto, necessitano di attenta considerazione in termini di rapporto costo/beneficio. L’analisi del rischio è condotta, come per tutte le altre operazioni militari a livello tattico, tenendo in considerazione che l’esecuzione della missione possa avere ripercussioni non solo a livello operativo.
La tematica del PR necessita di un’oculata azione di comando orientata ad un’attenta pianificazione, organizzazione del sistema di PR e, soprattutto, all’addestramento di Comandanti, staff e unità impiegate in operazioni ed esercitazioni.
In fase condotta, le situazioni di isolamento del personale devono essere gestite in maniera pronta, decisa ed efficace al fine di evitare che l’isolamento si trasformi in cattura da parte di elementi ostili. Pertanto, è necessario sin dal tempo di pace porre in atto tutte le misure tese a fronteggiare una possibile situazione di isolamento in operazioni, prevedendo lo svolgimento di esercitazioni che contemplino eventi di PR.
Il PR, in definitiva, rappresenta un elemento di vitale importanza, in quanto garantisce maggiore sicurezza al personale schierato in zone di operazioni, ne aumenta il morale e, al contempo, valorizza le competenze e gli sforzi nazionali per la tutela del proprio personale.
5. Come viene raggiunta la massima capacità di integrazione tra l’unità di fanteria e l’elicottero?
In termini generali, le operazioni aeromobili si caratterizzano per l’impiego integrato di complessi di forze che includono elicotteri da esplorazione e scorta e fanteria aeromobile montata su elicotteri multiruolo. In questi tipi di operazioni, le singole componenti dei complessi aeromobili (c.d. pacchetti capacitivi) vengono costantemente addestrate ad operare insieme e in diversi scenari. Grande impulso viene dato alla comprensione condivisa e alla standardizzazione delle procedure tecnico-tattiche (TTP), allo scopo di poter agevolmente impiegare gli assetti aeromobili secondo principi di flessibilità e agevolando la capacità di operare congiuntamente a diverse componenti, nazionali o di Paesi amici ed Alleati. Il fine è il raggiungimento di un livello di addestramento ed amalgama tali da consentire l’impiego dei citati pacchetti di capacità, senza ulteriori attività di integrazione e approntamento, per esempio in supporto ad altre unità dispiegate in Teatro Operativo. Per comprendere il livello di integrazione, basti pensare che, nelle attività tattiche che prevedono l’impiego appiedato della fanteria aeromobile, il rapido assalto della stessa è perfettamente sincronizzato con il fuoco degli elicotteri da esplorazione scorta (EES), delle unità di artiglieria, con il supporto delle unità di guerra elettronica e, in relazione all’operazione, dall’Aeronautica per la soppressione delle difese aeree avversarie. Il fuoco diretto e indiretto è controllato da qualificati operatori di fanteria e coordinato con il “playtime” della componente ad ala rotante. L’impiego integrato di fanteria aeromobile, EES ed elicotteri da trasporto tattico (ETT), pone la “Friuli” in una posizione di primo piano, sia nel fornire assetti di altissima valenza operativa in supporto ai contingenti nazionali operanti oltremare, sia nell’esprimere la capacità di condurre operazioni risolutive anche contro avversari di tipo convenzionale.
6. Nell’ultima esercitazione denominata Airmobile Permanent Training è emersa una novità a livello addestrativo, il Battle Space management. Ci aiuti a comprenderne il significato e l’importanza.
La complessità dell’ambiente operativo, unitamente a una varietà di fattori che direttamente lo influenzano, comporta significative criticità per la condotta delle operazioni militari. I Comandanti, a ogni livello, si trovano oggi a gestire e sfruttare appieno nuove capacità fornite dalle innovazioni tecnologiche nel campo delle trasmissioni, dei velivoli senza pilota, delle misure elettromagnetiche, del supporto di fuoco. Questo progresso presuppone che i Comandanti sappiano impiegare tutti gli strumenti messi a disposizione al fine di raggiungere il successo nelle operazioni. Il Battle Space Management (BSM), ovvero la gestione di tutti i soggetti militari e civili che a qualsiasi titolo intervengono in una definita area di responsabilità, quando considerato e applicato sin dalle prime fasi della pianificazione, consente lo svolgimento in sicurezza di attività complesse con tutti gli attori operanti nel settore assegnato permettendo sincronizzazione e libertà di azione. Ciò consente di massimizzare l’efficacia operativa, evitando confusioni che possono portare a rischi per la missione e per la forza, riducendo il rischio di “fuoco amico” e la probabilità di danni collaterali alle infrastrutture locali e alla popolazione.
Per questo motivo, quest’anno, l’Esercitazione aeromobile, denominata Airmobile Permanent Training II/2020, è stata ampliata ed inserita nell’esercitazione federata “Dagger Resolve 2020” al fine di includere le sue peculiari finalità addestrative – interoperabilità, capacità di condotta delle Operazioni aeromobili e sviluppo di procedure di Comando e Controllo – nel più ampio ambito del Land Battlespace Management (L-BSM), in uno scenario a spiccata connotazione di combattimento (warfighting). Al riguardo, va sottolineato come il Battle Space Management non è una novità per le Forze Armate italiane. Ciò che si è fatto nell’esercitazione è stato solo rifinirlo e migliorarlo. Durante L’APT II/2020 infatti, attraverso l’integrazione sinergica di diverse componenti della Divisione “Vittorio Veneto”, fra le quali il 132° Reggimento Artiglieria Terrestre “Ariete”, si è permesso l’addestramento alla sincronizzazione delle attività dell’artiglieria nella terza dimensione, spazio d’impiego peculiare dell’unità aeromobile in operazioni.
7. Infine Generale, le chiedo una “vision” sulle attività peculiari delle Brigata: quali obiettivi vi siete posti per il futuro?
Il futuro della Brigata Aeromobile “Friuli” risiede nel proprio Mission Statement: fornire la capacità aeromobile e aeromeccanizzata alla Forza Armata, approntare pacchetti di forze al fine di assicurare il livello di readiness assegnato ed onorare gli impegni operativi sia in ambito nazionale, sia in quello connesso con le “homeland security operations”, sia in contesti internazionali, concorrendo, contestualmente ai compiti istituzionali di risposta alle attivazioni emergenziali attraverso il concorso 24/7 di assetti in Pronto Intervento Aereo Nazionale (PIAN).
Il mio obiettivo, in realtà, è duplice: è relativo a quello dell’identità aeromobile, e si riferisce alla cultura della prontezza operativa.
L’identità aeromobile necessita di un ritorno alle conoscenze del passato. E’ il cosiddetto back to basics: il costante impiego nei Teatri Operativi non deve distogliere la Grande unità dall’addestramento specifico (dalla pianificazione alla condotta) delle nostre operazioni peculiari. Si tratta di implementare nuovamente la capacità di condurre operazioni “full spectrum” anche in contesto “warfighting” (classico) nell’ambito di quelle che la NATO definisce “Forcible Entry Operations”, cioè quelle operazioni volte a conquistare e mantenere posizioni avversarie nelle quali creare teste di ponte (aeree nel nostro caso) per la successiva immissione delle grosso delle forze. Ovviamente tale implementazione deve avvenire in maniera progressiva e nell’alveo del più ampio tema dottrinale.
In definitiva la nostra sfida è farci trovare sempre pronti nel fornire assetti di altissima valenza operativa sia all’estero che sul territorio nazionale.
Fonte, testo e immagini: Comando Brigata “Friuli” – Gen. B. Lagorio
Testo e immagini: Stefano – Airholic.it