Addestramento Mountain Warfare per la Brigata Taurinense
Lo scorso mese di febbraio si è concluso il 3° Corso Mountain Warfare, per il personale della Brigata Alpina Taurinense.
All’esercitazione conclusiva, che si è sviluppata in Località Rhuilles (Cesana Torinese), ad una quota di 1700 slm, alla presenza del Comandante della Brigata Taurinense, il Generale di Brigata Nicola Piasente, ha visto la presenza di 70 Ufficiali, Sottufficiali e Alpini della Brigata Taurinense.
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L’addestramento del 01/02/2023
I corsi di combattimento in montagna si compongono di due sessioni, una estiva e una invernale. Questo poiché, l’ambiente operativo in montagna cambia radicalmente tra l’estate e l’inverno.
Tali corsi sono anche propedeutici alla partecipazione a grandi esercitazioni specifiche come la Cold Response, che ogni due anni si svolge in Norvegia, in prossimità del circolo polare artico, con migliaia di militari di paesi NATO e di nazioni partner che si addestrano al combattimento in climi estremamente rigidi e in ambienti poco permissivi.
Per accedere al corso Mountain Warfare occorre possedere competenze basiche relative alle tecniche di movimento e sopravvivenza in montagna, e aver superato il corso basico di sci e roccia, sia in ambiente invernale che in ambiente estivo.
Il corso Mountain Warfare si articola su un arco temporale di quattro settimane durante le quali il personale acquisisce non solo la capacità di muovere e sopravvivere, ma anche di combattere in ambiente montano.
L’addestramento di specialità rappresenta quindi elemento centrale nella formazione di tutti gli alpini e si basa su due elementi fondamentali: l’abitudine alla fatica e l’adattamento alle basse temperature.
Il corso Mountain Warfare comprende prove di movimento e tiro in quota, superamento ostacoli verticali, forzamento di corsi d’acqua, attraversamento di crepacci e pernottamento all’addiaccio.
Nello specifico, il 3° Corso Mountain Warfare della Brigata Alpina Taurinense si configura come un STX, Situational Training Exercise, importante momento di verifica del livello di addestramento raggiunto dai partecipanti, in cui il personale addestrato dovrà tra l’altro affrontare:
– una prova di tiro in poligono a fuoco,
– Un movimento in pattuglia superando punti pericolosi, anche con la tecnica dello skijoring (traino per mezzo di cingolati da neve BV206 in dotazione alle Truppe Alpine dell’Esercito)
– Il superamento di un ostacolo verticale
– Un intervento per salvare un travolto da valanga.
La didattica del corso fa si che queste quattro abilità che gli alpini acquisiscono, vengano inizialmente seguite separatamente e successivamente fuse in esercitazioni continuative.
La Situational Training Exercise è stata suddivisa in quattro “stazioni” che vedremo ora singolarmente:
Superamento di ostacolo verticale
In questa “stazione” vengono sviluppate le capacità acquisite dal punto di vista tecnico, associate alla parte operativa.
Nello specifico, il superamento dell’ostacolo verticale è costituito da un pendio ripido che presenta ulteriori elementi di difficoltà rappresentati sia dall’innevamento che dal contesto, in quanto collocato all’interno di un bosco verticale.
Inoltre, gli alpini devono affrontare la pendenza completamente equipaggiati, ovvero con armamento, munizionamento, oltre a tutto il necessario per affrontare un’attività di 36 ore.
Una volta superato l’ostacolo verticale, il personale si trova ad affrontare un pianoro che impone un cambio di assetto; una volta fissati gli sci ai piedi il personale ritorna a valle per completare il percorso.
In sintesi, questo modulo fornisce la capacità agli alpini, di superare ostacoli verticali, completamente equipaggiati, in totale sicurezza, nell’arco temporale diurno e notturno.
Movimento in pattuglia con la tecnica dello skijoring
Il secondo modulo prevede lo sviluppo della capacità di muovere personale, nel contesto di ampie distese collinari innevate, sfruttando l’all-terrain vehicle BV206 e la tecnica dello skijoring.
Lo skijoring o skikjöring (in norvegese propriamente skikjøring, “guida con gli sci”) non è altro che uno sport invernale in cui una persona con gli sci viene tirata da un cavallo, da uno o più cani o da un veicolo a motore. In quest’ultimo caso si parla di Skijoring motorizzato e viene realizzato con il Bandvagn 206.
La didattica dell’esercitazione prevede che al BV 206 vengano fissate delle funi alle quali il personale si vincola e per mezzo delle quali, lo stesso, viene trainato attraverso il percorso stabilito.
Questo permette non solo di incrementare il numerico di personale trasportato, ma anche incrementata la capacità di movimento su lunghi tragitti pianeggianti o collinari che siano.
Inoltre, il BV 206 consente di incrementare l’autonomia logistica, grazie alla capacità di carico, che è di fondamentale importanza in un ambiente difficile e compartimentato come quello montano.
Autosoccorso per salvare travolto da valanga
Questo modulo è propedeutico all’acquisizione di capacità specifiche nella ricerca e soccorso di personale travolto da valanga.
A premessa, chiunque si muove in ambiente montano invernale, deve avere un apparato di ricerca travolto da valanga indossato e funzionante in modalità trasmissione continua.
Si tratta di un apparato ARVA (Apparecchio di Ricerca in VAlanga). E ‘un ricetrasmettitore di segnale a corto raggio. L’apparecchio è attivabile in modalità Trasmissione e Ricezione (ricerca).
In caso di evento valanghivo i soccorritori commuteranno la modalità di funzionamento dell’ARVA in “ricerca).
Nel caso specifico, i soccorritori procedono ad una ricerca sommaria guidati dal segnale dell’apparato di ricerca, che ha la capacità di rilevare il segnale di trasmissione ad una distanza variabile tra i 15 e i 25 metri.
Una volta agganciato il segnale del travolto, i soccorritori avviano una ricerca di precisione con i mezzi in dotazione, ovvero sonda e pala.
Individuato il travolto, inizia la procedura di disseppellimento per liberarlo nel più breve tempo possibile e procedere poi con le manovre di primo soccorso.
Gli effetti più importanti della valanga sul travolto sono rappresentati principalmente da soffocamento e ipotermia, quindi la tempestività dell’intervento è fondamentale.
Nel contesto montano innevato è molto importante lavorare sulla prevenzione attraverso un accurato e costante monitoraggio meteonivometrico e dei fenomeni valanghivi.
MeteoMont
La Situational Training Exercise del 3° Corso Montain Warfare si è svolta con il supporto di un nucleo MeteoMont.
Gli operatori del nucleo hanno lavorato all’interno di una buca creata nel manto nevoso. All’interno di questa postazione sono state effettuate due tipologie di prove:
- prova PENETROMETRICA che consiste nell’effettuare una misurazione della durezza dei vari strati del manto nevoso
- prova STRATIGRAFICA dove, nel dettaglio, viene dapprima misurato lo spessore degli strati di neve e successivamente viene identificata la composizione e la tipologia dei grani che costituiscono questi strati.
Il tutto per costituire l’elemento fondante della valutazione a premessa del bollettino neve-valanghe, ed avere già sul campo un’idea della stabilità del manto nevoso.
Queste informazioni vengono fuse insieme ai rilievi provenienti dalle stazioni automatiche, per avere un insieme di dati che permette di elaborare ed emettere il bollettino meteo nivologico.
Poligono
La capacità di utilizzare le armi in dotazione in ambiente montano rappresenta elemento fondamentale del corso Mountain Warfare.
In questo esercizio al poligono si ipotizza che una pattuglia in movimento su sci venga ingaggiata improvvisamente da fuoco nemico.
L’attacco nemico alla pattuglia viene simulato inizialmente sul lato sinistro e successivamente sul lato destro.
L’esercizio comporta diverse difficoltà rappresentate innanzitutto dalla presenza degli sci ai piedi, dalla relativa stabilità e dalle rotazioni alle quali il personale è obbligato (prima sul lato destro e poi sul lato sinistro).
Inoltre, nel corso della simulazione devono essere messe in atto alcune procedure: la prima è denominata con acronimo LISA, ovvero Localizzo-Identifico-Sopprimo-Assicuro.
La minaccia viene così neutralizzata in una simulazione “close combat” (combattimento a distanza ravvicinata) al termine del quale gli alpini mettono in atto successive procedure quali controllo del “Target” e il cosiddetto “shoulder check” ovvero verificare che altri componenti della pattuglia non siano stati colpiti da fuoco nemico.
La didattica di questo modulo, in buona sostanza, porterà il personale partecipante al corso Mountain Warfare a condurre azioni prima in bianco e poi a fuoco, con sci ai piedi e racchette da neve, in un crescendo che porta a condurre delle esercitazioni complesse di reazione automatica immediata.
Le abilità sulle quali si focalizza maggiormente l’attenzione sono; coordinamento dei movimenti, sicurezza, mobilità sugli sci e piena padronanza dell’arma in dotazione.
Conclusioni
In conclusione, il corso Mountain Warfare si occupa di sviluppare e integrare gli aspetti tecnici legati alla montagna con quelli tattici del combattimento.
Il Mountain Warfare discende innanzitutto dall’esigenza di dimostrare come le Truppe Alpine non abbiano mai esaurito la loro evoluzione di specialisti della guerra in quota e in situazioni climaticamente estreme. Le peculiarità degli alpini sono la verticalità e l’articità.
Verticalità intesa come capacità di saper vivere, muoversi, combattere e all’occorrenza soccorrere in luoghi caratterizzati da quote elevate e pareti verticali a strapiombo.
Con il termine articità ci si riferisce invece alla capacità delle Truppe Alpine di operare per lunghi periodi e senza significativo impatto sull’efficienza delle unità in condizioni climatiche avverse tipiche dei territori in quota, ma anche di regioni pianeggianti o centri urbani ubicati a latitudini estreme.
Per internazionalità si intende l’interoperabilità con eserciti alleati e partner.
Gli alpini rappresentano quindi, una risorsa preziosa, rivelandosi combattenti in grado di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili e assolvere il loro compito anche in situazioni meteorologicamente avverse.
Proprio per tale motivo, l’Esercito impiega gli alpini, in particolare, a supporto dell’Alleanza Atlantica, nelle aree dove le loro capacità meglio si esprimono.
In particolare, nell’area artica dove tradizionalmente le Truppe Alpine dell’Esercito riescono ad operare e ad essere vero e proprio punto di riferimento.
Oggi la realtà delle Truppe Alpine è molto diversa da quella del passato. l’Alpino è un professionista ben equipaggiato e tecnologicamente all’avanguardia, un professionista motivato, addestrato ad impiegare materiali di ultima generazione, ma sempre consapevole che affrontare il ghiaccio, le bufere, la neve, i precipizi richiede fatica fisica e lucidità mentale.
Proprio quest’ultimo aspetto è quello maggiormente curato; la convinzione nei propri mezzi, la concentrazione, l’impegno, la capacità di comprendere il proprio limite e di rimanerne sempre al di sotto.
Testo e immagini: Stefano