API e SOS nel dispositivo antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri
INTRODUZIONE
Il 2015 ha rappresentato un cambiamento significativo nel modo di agire delle cellule terroristiche presenti e operanti sul territorio europeo.
Infatti, se dapprima la presa di ostaggi o l’attacco con esplosivi rappresentava la strategia principale d’azione, con gli eventi drammatici del 7 gennaio (Charlie Hebdo) e 13 novembre 2015 (Bataclan) sul territorio francese, l’atto terroristico cambia radicalmente connotazione. Gli attentatori, ben armati e addestrati, agiscono in piccoli nuclei su un unico obiettivo: la popolazione civile.
Non interessa più intavolare una trattativa, bensì provocare il più alto numero di vittime possibile.
Questa nuova tipologia di azione terroristica ha messo in luce alcune criticità, prima fra tutte la rapidità della risposta delle forze dell’ordine in prima battuta e successivamente dei reparti speciali, nel momento in cui l’attacco, ad esempio, portato contemporaneamente su diversi fronti, provoca una saturazione della capacità di risposta.
In funzione di questo repentino mutamento dello scenario, l’Arma dei Carabinieri ha rapidamente adeguato la propria struttura, la catena di comando e la dottrina per fronteggiare efficacemente la nuova tipologia di minaccia.
Nel 2016 sono state quindi costituite le Aliquote di Primo Intervento (API) e le Squadre Operative di Supporto (SOS).
Si tratta di unità capillarmente presenti sul territorio nazionale in grado di fornire una prima risposta ad un eventuale attacco terroristico, consentendo alla Task Unit specialistica, ovvero il Gruppo di Intervento Speciale (G.I.S.) di raggiungere l’obiettivo e mettere in atto l’intervento risolutivo.
Nel prosieguo vedremo le caratteristiche delle unità API e SOS che operano a Milano, il processo di selezione, l’iter addestrativo, equipaggiamenti e dotazioni.
API e SOS
Come abbiamo già visto, gli attentati alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e al teatro Bataclan, hanno evidenziato la necessità di fronteggiare nel più breve tempo possibile, una nuova tipologia di minaccia terroristica; ovvero piccoli gruppi di miliziani armati con fucili d’assalto che hanno come unico scopo quello di generare il più alto numero di vittime possibili, aprendo il fuoco, anche contemporaneamente, in differenti aree pubbliche affollate.
L’Arma dei Carabinieri ha proceduto così ad una rapida revisione dell’addestramento e delle dotazioni del personale di pronto intervento dell’Arma territoriale.
Nel 2016 nascono così le API e le SOS. Queste unità hanno il compito (ma non esclusivo come vedremo) di fronteggiare con rapidità ed efficacia una minaccia che si manifesti improvvisamente e in più punti del territorio, in attesa delle Task Unit del G.I.S.
Il progetto per il nuovo dispositivo antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri ha previsto la costituzione di 20 Aliquote di Primo Intervento, di cui 17 operative in altrettanti capoluoghi di provincia, 1 dedicata ai servizi preventivi presso l’aeroporto di Fiumicino e ulteriori 2 costituite dagli Squadroni “Eliportati Cacciatori” di Sardegna e Calabria.
Gerarchicamente le API dipendono dal Comando Provinciale dell’Arma e il personale, selezionato su base volontaria, proviene dai Nuclei Radiomobile.
La motivazione per la quale il personale afferisce da questi reparti è rappresentata dal fatto che i militari del Nucleo Radiomobile possiedono, per definizione, un’ottima conoscenza del territorio, una naturale capacità di pronto intervento e non ultimo, spiccate capacità di natura tecnica acquisite già durante la formazione militare, ovvero procedure di intervento operativo e polizia giudiziaria.
Da qui si evince che la scelta di trarre il personale che alimenta le API dal Nucleo Radiomobile è stata ben definita in sede attuativa.
La creazione di questa unità, per caratteristiche dei militari che ne fanno parte, per formazione ricevuta, per equipaggiamento e presenza sul territorio, ha come peculiarità la capacità di fornire una prima risposta immediata, rapidissima ed eventualmente anche risolutiva.
Non solo; devono anche essere in grado di ingaggiare la minaccia in modo tale da distoglierla dai civili e fornire il tempo necessario ad altre unità di effettuare ad esempio, cinturazioni della zona, permettere l’arrivo di eventuali soccorsi e anche l’intervento della Task Unit specialistica.
Per realizzare tutto questo si è dovuto tenere conto del background dei militari e valorizzarne le caratteristiche di natura tecnica, fisica e professionale attraverso corsi di formazione che si svolgono presso il Centro Addestramento della 2ª Brigata Mobile Carabinieri.
In questa sede sotto la supervisione di istruttori del G.I.S. il personale delle API riceve una formazione specifica su tecniche e tattiche operative, tiro statico e dinamico, pronto soccorso operativo, simulazioni counter-IED e combattimento in ambiente urbano.
Inoltre, la presenza di istruttori del G.I.S. garantisce quell’amalgama tra il personale delle API e gli Incursori dell’Arma sia in termini di procedure operative quanto più aggiornate possibile, sia per quanto riguarda il coordinamento tattico.
Poiché le API sono da considerarsi a tutti gli effetti pronto impiego, per il mantenimento delle qualifiche raggiunte, sono necessarie attività addestrative continue e periodici corsi di aggiornamento, sempre presso il Centro Addestramento della 2ª Brigata Mobile.
Questi ultimi rivestono grande importanza poiché, come vedremo in seguito per le SOS, le attività di aggiornamento rappresentano l’occasione di scambio esperienziale con altre unità API e gli stessi istruttori.
Per quanto riguarda l’equipaggiamento, il personale delle API ha a disposizione dotazioni più performanti rispetto alle normali pattuglie dell’Arma dei Carabinieri.
Innanzitutto, gli equipaggi, formati da tre/quattro militari, hanno in dotazione un nuovo giubbotto antiproiettile con piastra balistica, elmetto balistico, scudo antiproiettile e apparato radio personale.
L’armamento è costituito essenzialmente da arma da fianco Beretta 92FS, pistola mitragliatrice Beretta PMX, fucile d’assalto Beretta ARX 160 e taser.
Gli autoveicoli, con opportuna blindatura sono rappresentati da Subaru Forester e dalla più performante Jeep Gran Cherokee equipaggiata con sistema “ODINO” acronimo di Operational Device for Information, Networking and Observation. Il sistema permette la consultazione in tempo reale delle banche dati delle Forze di Polizia e Motorizzazione, il tutto racchiuso in un tablet che opera in rete con le sale operative.
Per quanto riguarda le Squadre Operative di Supporto (SOS), sono state istituite nel 2016 all’interno dei quattordici Battaglioni e Reggimenti ed assolvono prioritariamente il compito di mantenere l’ordine pubblico.
Le SOS del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia, che dipendono funzionalmente dalla Sala Operativa del Comando Generale, normalmente hanno un ambito di proiezione più ampio, anche al di fuori del capoluogo lombardo e regionale.
Infatti, la dipendenza gerarchica, sempre dal Comando Generale, attraverso la 1ª Brigata Mobile, consente a quest’ultimo di rischierare le unità SOS secondo esigenze antiterrorismo specifiche.
La selezione del personale avviene anche in questo caso su base volontaria e il superamento di test psico-fisico attitudinali è propedeutico all’accesso all’iter addestrativo.
Il protocollo dell’iter, in continua evoluzione, è identico a quello delle API e nel caso specifico si svolge presso il Centro Addestrativo della 2ª Brigata Mobile, alle dipendenze della quale vi sono G.I.S., 1° Reggimento “Tuscania”, 7° Reggimento “Laives” e 13° Reggimento “Gorizia”.
Il Centro Addestrativo, attraverso personale istruttore proveniente dai 4 reparti dipendenti dalla Brigata, raccoglie tutte le “expertise” maturate e attraverso la somministrazione di corsi specifici, le riversa al personale di reparti che non fanno parte della 2ª Brigata.
Tali corsi comprendono addestramento fisico (molto importante), addestramento al tiro statico e dinamico, addestramento tattico e tecniche di combattimento in ambiente urbano.
Al termine dei corsi di qualifica e aggiornamento gli istruttori del G.I.S. mantengono sempre un costante collegamento sia con le SOS che con le unità API, in modo da supportarle in tempo reale nelle attività operative.
Per quanto riguarda gli equipaggiamenti, il personale delle SOS ha a disposizione autoveicoli blindati Subaru Forester, Jeep Gran Cherokee equipaggiati con sistema “ODINO”, e come armamento, la Beretta 92FS, il fucile d’assalto Beretta ARX 160 e taser, oltre a elmetto balistico, giubbotto antiproiettile e scudo antiproiettile.
CONCLUSIONI
Le Aliquote di Primo Intervento e le Squadre Operative di Supporto rappresentano una risposta rapida ed efficace ad una eventuale minaccia terroristica, qualora si presentasse secondo i nuovi scenari.
Il fattore che ne determina l’efficacia è rappresentato anche dalla flessibilità d’impiego e dalla presenza capillare sul territorio nazionale.
In particolare, le SOS costituiscono un fattore di moltiplicazione fondamentale in grado di essere per sua natura, facilmente rischierabile sul territorio.
Inoltre non può essere dimentica la duplice connotazione dei militari dell’Arma dei Carabinieri, possedendo al contempo quella di Forza Armata che assicura lo svolgimento di molteplici compiti: dal concorso alla difesa della Patria, alla partecipazione alle missioni di mantenimento e ripristino della pace e della sicurezza internazionale, alla vigilanza e sicurezza di tutte le sedi diplomatiche e consolari italiane all’estero; e quale Forza di polizia a competenza generale e in servizio permanente di pubblica sicurezza, invece, è impegnata nello svolgimento di tutte le attività a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica: dal controllo del territorio, ai servizi di ordine pubblico, alla tutela degli interessi diffusi della collettività, cui sono dedicati reparti specializzati.
In quest’ultimo contesto si inseriscono a pieno titolo anche le Unità API e SOS, le quali possono partecipare all’occorrenza, ad operazioni di polizia giudiziaria nonché ad interventi di supporto agli equipaggi impiegati nei servizi di controllo del territorio per la gestione di eventi connotati da una maggiore esposizione a rischio dei militari operanti (ad esempio reati perpetrati con l’utilizzo di armi).
Infine, l’attuale struttura antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri non può prescindere da un efficace servizio investigativo, il quale contribuisce prioritariamente a fornire un quadro informativo preciso su possibili minacce.
L’attento monitoraggio dell’evoluzione della minaccia permette al dispositivo di contrasto di adattarsi più efficacemente.
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare innanzitutto il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per aver autorizzato l’attività; tutto il personale delle Aliquote Primo Intervento e delle Squadre Operative di Supporto per la disponibilità e cortesia.
Infine, il Magg. C. Elefante, Comandante del nucleo radiomobile dei Carabinieri di Milano, il Ten. F. Mangione e il Ten. Col. Palazzo del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia, per il costante supporto durante tutte le fasi di realizzazione del servizio.