INTERVISTA ALLA PRIMA DONNA SOMMOZZATORE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Introduzione
Le attività dei Sommozzatori, una delle più longeve specialità dell’Arma, ebbero inizio nel 1953, quando dodici carabinieri parteciparono al secondo Corso sommozzatori istituito a Genova, in quanto si era rivelato fondamentale il loro apporto nelle operazioni di polizia giudiziaria che richiedevano l’attivazione di ricerche in mare, nei laghi e nei fiumi della Penisola. Nell’agosto del 1955, i due Nuclei Carabinieri Sommozzatori fondati nel frattempo a Genova e a Napoli furono riuniti nell’unico reparto di Genova. Nel 1964 i successi riportati in numerose operazioni di servizio spinsero il Comando Generale ad ampliare il servizio istituendo un Nucleo sommozzatori presso ciascuna Legione dotata di motovedette (Genova, Udine, Livorno, Napoli, Bari, Palermo, Messina), mentre a Roma fu previsto un “Posto Fisso” sul Tevere. Nel contempo il Nucleo di Genova venne elevato a Centro Addestramento e, un anno dopo, assunse la denominazione di Centro Carabinieri Sommozzatori, fino a prendere, il 10 ottobre 1971, il nome definitivo di Centro Carabinieri Subacquei.
Dal 12 dicembre 2019 fa parte di questa élite il Car. Sc Lorena Gaudiano, prima donna ad aver ottenuto il brevetto di sommozzatore, in 68 anni di storia della specialità. Conosciamola meglio attraverso l’intervista che ho avuto la possibilità di proporle.
- Car. Sc. Lorena GAUDIANO, quando e per quale motivazione ha deciso di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri?
Sin da piccola sono sempre stata affascinata dalla divisa e da tutto ciò che indossarla potesse comportare, riscontrando che i valori espressi dall’Arma erano e sono tuttora molto vicini ai miei: senso del dovere, di giustizia, di lealtà, amor di Patria, rigore morale, spirito di dedizione e sacrificio.
Al conseguimento del diploma di maturità classica ho subito intrapreso, all’età di 18 anni, con molto coraggio ma allo stesso tempo con un po’ di timore, la vita militare. Nel 2008 ho iniziato il mio iter di selezione ed arruolamento nell’Esercito Italiano in qualità di “Volontario in ferma prefissata di 1 anno” nell’intento di poter successivamente entrare tra le file dell’Arma. Così, nel 2009, a seguito di scrupolose prove di selezione sono riuscita a far parte di questa grande e numerosa famiglia.
- Perché ha scelto la specializzazione di Sommozzatore?
Sono sempre stata abituata a “lavorare in acqua”. Ho iniziato a nuotare all’età di 3 anni, intraprendendo la strada del nuoto agonistico per poi passare al mondo della pallanuoto professionista, militando in campionati di serie A1, A2 e B. L’acqua è il mio elemento naturale ed ho voluto unire questa mia dote alla mia professione.
- Che ruolo ha avuto la famiglia nelle sue scelte?
La mia famiglia mi ha sempre appoggiata e sostenuta nelle mie scelte anche se per loro non è stato semplice gestire la lontananza. Il nuovo impiego da sommozzatore ovviamente è motivo di grandi preoccupazioni a causa dei grandi rischi connessi con questa attività, ma nel contempo sono fieri ed orgogliosi del mio percorso professionale.
- Car. Sc. GAUDIANO, affronterei a questo punto l’argomento addestramento; ci parli nel dettaglio dell’iter che ha dovuto affrontare.
L’iter è molto lungo ed impegnativo, a partire già dalle prove di selezione. L’iter selettivo che ho dovuto affrontare da “aspirante sommozzatore” è costituito da prove fisico-attitudinali (prove ginniche, corsa, nuoto e prove di acquaticità) e da approfondite visite mediche. Solo dopo aver ottenuto l’idoneità all’attività subacquea, ho potuto iniziare il vero e proprio corso di addestramento della durata di 8 mesi. Durante tale iter formativo sono stata sottoposta a numerose ed estenuanti prove fisiche ginniche, natatorie, di acquaticità e di apnea ed allo studio di nozioni relative all’attività subacquea. Inoltre il corso mi ha permesso di approcciare e conoscere l’impiego dei differenti materiali ed equipaggiamenti alle varie profondità, le tecniche di ricerca subacquee, le tecniche di elicooperazione ed ammaraggio. Ottenuto il brevetto di “operatore subacqueo”, nell’ultima fase del corso, ho affinato le capacità in immersione ed appreso le procedure di immersione abbinate alle tecniche di P.G.
- Quali difficoltà ha riscontrato durante l’addestramento e che peso hanno avuto a livello motivazionale?
Ogni giorno sono stata messa a dura prova. Quotidianamente ero sottoposta a nuove prove ed esperienze e non sapevo mai se fossi stata abbastanza preparata o in grado di affrontare le nuove difficoltà. Questo corso addestrativo è stato una vera e propria sfida con me stessa, la motivazione e la determinazione hanno influito tantissimo per superare e raggiungere l’obiettivo.
- Ci racconti un aneddoto che ricorda con particolare piacere durante l’iter addestrativo.
Un aneddoto divertente durante l’iter addestrativo è stato quando bisognava effettuare un tuffo in mare dalla nave (altezza 12 metri) ed ogni volta che mi lanciavo facevo un sibilo così strano che tutti ridevano, ma proprio grazie alla simpatia e alla coesione che si crea con gli altri frequentatori che si superano più facilmente le difficoltà.
- Una volta conseguito il brevetto, quali ulteriori competenze ha acquisito?
Una volta conseguito il brevetto ho acquisito ulteriori maggiori competenze e conoscenza sulle varie attrezzature subacquee ed una maggiore conoscenza e percezione di me stessa nell’ambiente acquatico.
- Quali sono attualmente i suoi compiti e a quale Nucleo è assegnata?
Sono assegnata al Nucleo Subacquei di Genova che ha come competenza territoriale tutto il Nord Italia ed unitamente ai colleghi del Nucleo interveniamo per espletare indagini di P.G. in caso di ricerca e/o rilevamenti di fonti di prova (ad esempio ricerca di armi, cadaveri ecc.), rilevamenti per la tutela dell’ambiente, tutela per il patrimonio archeologico marino, assistenza a manifestazioni sportive e soccorso in caso di alluvioni.
- I Nuclei Carabinieri Subacquei storicamente, si sono contraddistinti sia in interventi di polizia giudiziaria, sia a favore della popolazione; in riferimento a quest’ultimo aspetto operare in acque interne o in mare che differenze di approccio implica?
Notevoli differenze, sia per la tipologia di equipaggiamenti specialistici sia per le tecniche d’immersione, ma non secondario per il tipo di coinvolgimento psicologico. Le immersioni in acque interne ed in particolare i fiumi, sono gli ambienti più insidiosi e rischiosi.
- Car. Sc. Lorena GAUDIANO, quali sono le difficoltà che si incontrano negli interventi in acque interne, e in quale modo gli equipaggiamenti sono di supporto?
Le difficoltà principali degli interventi in acque interne, per quanto riguarda i laghi, sono rappresentate dalla notevole profondità (si pensi che spesso già in prossimità degli argini di un lago possiamo registrare una profondità di oltre 100 mt) e dalle bassissime temperature, anche in estate, quando si opera a 50 mt. di profondità. Nei fiumi, il nemico principale è la forte/violenta corrente subacquea, alla quale si aggiunge, quasi sempre, l’assenza assoluta di visibilità. Operare in corrente, con il rischio di essere trascinato via nonché di rimanere impigliato in tronchi d’albero sommersi o in spuntoni di ferro (tipo i tondini che fuoriescono dai piloni in cemento armato dei ponti) richiede moltissima attenzione. Per affrontare tali difficoltà è necessaria una grande intesa tra gli operatori in immersione e quelli di assistenza in superficie. Gli equipaggiamenti sono fondamentali. Ad esempio se operiamo in immersione in un fiume, preferiamo utilizzare una muta umida senza Giubbotto ad Assetto Variabile (G.A.V.): la muta umida anche se ci isola meno dal freddo è più idrodinamica e quindi offre meno resistenza all’acqua ma soprattutto si hanno meno appigli, motivi per il quale non usiamo il G.A.V. Se operiamo in superficie sui fiumi come in occasione di alluvioni, allora importanti sono gli equipaggiamenti di assistenza fluviale rappresentati principalmente da un giubbotto di salvataggio a sgancio rapido, scarpe da torrentismo, caschetto protettivo e una sacca da lancio contenente una cima galleggiante da utilizzare all’occorrenza per soccorrere un pericolante o anche un collega in difficoltà.
- Come viene pianificata una missione in acque interne tenendo conto dei seguenti fattori: scarsa visibilità (nella maggioranza dei casi), basse temperature, presenza di forti correnti e altitudine (laghi ad esempio)?
La pianificazione di un’immersione ha un ruolo fondamentale, ancor più per le acque interne dove le varianti sono tantissime rispetto all’ambiente marino. Già prima di giungere sul luogo delle operazioni vengono assunte informazioni necessarie per affrontare con maggior sicurezza l’immersione. È molto importante avere un’idea delle condizioni che potenzialmente andremo a trovare quali portata d’acqua, quindi forza della corrente e visibilità ed eventuale presenza di manufatti quali dighe, condutture, ecc. Per le basse temperature come ad esempio in immersioni in laghi ghiacciati di alta quota, si utilizza la Muta Stagna, con idoneo sotto muta in grado di isolarci dal freddo. L’isolamento con detto equipaggiamento non è assoluto in quanto parti come il viso e le mani sono comunque esposte al freddo, ma cosa dire…bisogna sopportarlo. Le immersioni in alta quota inoltre richiedono un periodo di adattamento fisiologico onde ridurre i rischi di malattia da decompressione. Per le immersioni in dette condizioni, quasi sempre è necessario l’impiego di una motosega per tagliare lo strato di ghiaccio superficiale e creare uno o più punti di accesso in acqua.
- Durante l’emergenza sanitaria Covid-19, con quali modalità è stato possibile conciliare l’esigenza addestrativa.
Durante l’emergenza Covid-19, sono state assunte tutte le necessarie precauzioni per consentire di operare sempre con la massima sicurezza evitando così il contagio e garantire, allo stesso tempo, sia l’attività addestrativa che l’operatività.
- Il Nucleo Carabinieri Subacquei con quali altri reparti dell’Arma opera normalmente?
Il Nucleo Carabinieri Subacquei si trova ad operare con quasi tutti i reparti dell’Arma. Ci troviamo spesso a dare ausilio per quanto di nostra competenza ai reparti territoriali ed investigativi in caso di indagini di P.G., con il T.P.C. (Tutela Patrimonio Culturale) per il rilevamento e la tutela del patrimonio archeologico marino, con il N.O.E (Nucleo Operativo Ecologico) per la tutela dell’ambiente marino ed anche con i vari Nuclei elicotteri dell’Arma in caso di elicooperazioni ed attività d’emergenza. Inoltre collaboriamo anche con le sovrintendenze di competenza e con le università per lo studio/ricerca della fauna e flora marina.
- Un compito delicato come il suo implica inevitabilmente stress; come si prepara per affrontarlo nel migliore dei modi?
Il continuo addestramento fisico e subacqueo e il continuo aggiornamento sulle varie tecniche rappresentano gli unici modi per ridurre lo stress in caso di interventi operativi. Ruolo fondamentale poi è rivestito dall’esperienza. Sicuramente una maggiore esperienza mi porterà con tempo a scontrarmi con situazioni già affrontate, seppur nella loro unicità, e quindi a ridurre lo stato di stress.
- Se avesse l’opportunità di motivare altre giovani donne desiderose di entrare nell’Arma dei Carabinieri su quali aspetti farebbe leva per orientare la scelta verso il Nucleo Carabinieri Subacquei?
Diventare Operatore Subacqueo dell’Arma dei Carabinieri rappresenta “una scelta nella scelta” ed una “passione nella passione “. Spesso ci troviamo a lavorare in condizioni ostiche, al freddo, con visibilità scarsa e solo con una forte determinazione ma soprattutto solo si è portati veramente a questo tipo di attività si riesce ad entrare in questo Reparto. La motivazione deve nascere da noi.
- Infine, l’Arma dei Carabinieri conta ad oggi 2000 donne nel proprio organico che assolvono molteplici compiti; lei è però l’unica ad aver ottenuto il brevetto da sommozzatore. Questo cosa significa per lei?
Sicuramente rappresenta motivo di orgoglio essere la prima donna ad essermi brevettata. Spero che questo risultato possa essere di esempio per tutte e far giungere il messaggio che quando c’è passione, determinazione ed impegno, i risultati prima o poi arrivano.
Ringraziamenti
Desidero infine ringraziare il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per aver autorizzato l’intervista e il Car. Sc. Lorena GAUDIANO per la disponibilità e cortesia.
Testo e immagini: Car. Sc. Lorena GAUDIANO – Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri
Testo: Stefano – Airholic.it