4° Reggimento Alpini Paracadutisti Ranger – Le armi individuali di reparto
4° REGGIMENTO ALPINI PARACADUTISTI RANGER
LE ARMI INDIVIDUALI DI REPARTO
L’evoluzione della dotazione di armi individuali dell’Esercito italiano negli ultimi 75 anni, sia per quanto riguarda le Forze convenzionali che, in particolar modo le Forze Speciali è sicuramente impressionante.
Basti pensare a quando, durante la 2a Guerra Mondiale i nostri soldati imbracciavano il fucile Carcano Mod. 91 i moschetti automatici (secondo denominazione dell’epoca) MAB 38 i fucili mitragliatori Breda Mod. 30 e Mod. 5C.
I profondi cambiamenti a livello di scenari d’impiego dei nostri militari hanno fatti sì che anche e soprattutto gli equipaggiamenti si sviluppassero di conseguenza.
Nel caso specifico, ovvero per gli operatori Ranger del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, la dotazione di armi individuali, oltre a rappresentare lo stato dell’arte per ogni singolo sistema d’arma, cambia in funzione della tipologia di minaccia da affrontare e della missione da assolvere.
A seguire una panoramica sui principali sistemi d’arma individuali degli operatori Ranger, alcuni dei quali in fase di valutazione.
Sono escluse, le armi che richiedono più di un operatore per l’impiego come ad esempio mortai, lanciagranate e sistemi anticarro.
La panoramica inizia con un’arma da fianco in dotazione al Reggimento; si tratta della pistola Glock 19X. È una pistola semiautomatica di costruzione austriaca in calibro 9 parabellum.
La versione adottata dallo scorso anno è la 19X; la particolarità rispetto ad altre versioni della stessa arma (il Reggimento è su base Glock già da qualche anno) è che risulta più compatta senza perdere in precisione con un fusto “full” di dimensioni normali.
Un’altra particolarità interessante è la nuova canna che garantisce maggiore precisione rispetto al modello precedente e l’innovativo trattamento superficiale garantisce il funzionamento dell’arma anche nelle condizioni più estreme.
In particolare, l’inceppamento causato da chiusure incomplete è praticamente impossibile. La superficie appare al tatto, quasi lubrificata senza che vi siano trattamenti in teflon che ridurrebbe, sul lungo termine, la vita dell’arma.
Monta caricatori da 17+2 colpi ovvero oltre ai classici 17 colpi tipici delle armi Glock, sono aggiunti 2 colpi extra all’interno di un serbatoio sul fondo del caricatore, più uno camerato.
La Glock 19X nasce completamente ambidestra. Tutti i comandi dell’arma sono sempre a portata. La pistola viene spesso accoppiata con sistemi di illuminazione. Si tratta di torce molto compatte che permettono di illuminare il bersaglio per il tempo strettamente necessario ad ingaggiarlo.
Sono utili sia in azioni di ricerca che per condurre vere e proprie azioni di fuoco, anche se preferibilmente ci si affida a sistemi di visione notturna NVG.
L’arma individuale per eccellenza del Ranger è la carabina Colt M4, praticamente in dotazione a tutte le Forze Speciali del mondo.
La scelta in questo caso è quasi obbligata. La motivazione è che risulta l’arma più flessibile per impieghi di Forze Speciali. In particolare, l’aspetto più apprezzato è la possibilità di personalizzazione dell’arma che la rende adattabile perfettamente alle necessità del tiratore, non solo in funzione di accessori come lanciagranate, designatore laser e l’ottica, ma addirittura data l’estrema disponibilità di accessori per quest’arma, anche la possibilità di adattarla al fisico dell’operatore.
Ad esempio, impugnatura e calcio sono modificabili per non creare impaccio con il resto dell’equipaggiamento. Sono tutte scelte soggettive che il tiratore opera in base alla propria esperienza e necessità all’interno della squadra.
L’arma può essere verniciata; la verniciatura è in funzione del teatro di riferimento nel quale il tiratore si troverà ad operare (ambiente arido o nevoso).
L’arma è in calibro 5.56 x 45 standard NATO. Il caricatore è da 30 colpi standard NATO e può essere condiviso con qualsiasi elemento di altri paesi. L’ottica Elkan-Specter 1-4x è un’ottica che permette di avere due ingrandimenti semplicemente spostando una leva.
L’ingrandimento 1x è utilizzato per il combattimento ravvicinato, mentre l’ingrandimento 4x, anche grazie al sistema di crocicchio interno, consente all’operatore di essere molto preciso fino ad una distanza di 600 m.
L’accessorio lanciagranate M203 da 40mm permette all’operatore di avere la capacità di lanciare un granata da 40 mm (che possiede la capacità esplosiva simile ad una bomba a mano oltre ad una serie di caricamenti specifici dal fumogeno al nuovissimo “apriporta” ) a distanze molto superiori rispetto a quello che permette il lancio a mano. La granata può essere sparata ad una distanza compresa tra 100 e 250 m circa.
La granata viene esplosa con il fucile imbracciato senza risultare eccessivamente punitiva per la spalla del tiratore garantendo un’ottima precisione con sistemi di puntamento meccanici che nelle mani di un buon tiratore permettono un’accuratezza inaspettata.
Il lanciagranate M203 progettato per equipaggiare i fucili d’assalto M4 è un sistema estremamente collaudato.
La carabina Colt M4 si presta ad essere utilizzata in ogni situazione; in realtà l’utilizzo in acqua di quest’arma ancorché non sia proscritto, richiede alcune particolari attenzioni. La motivazione è che il sistema di funzionamento dell’arma , così come la canna, una volta immersa in acqua si riempiono completamente. Quindi prima di andare al tiro l’operatore dovrà svuotare accuratamente il sistema. In fase di prova c’è una nuova versione dell’arma che risolve questo problema con capacità full OTB (over the beach).
La pistola mitragliatrice PMX è costruita da Beretta. Si tratta di un progetto nato con l’Arma dei Carabinieri per sostituire la PM 12. L’arma, dopo alcuni aggiornamenti risulta estremamente funzionale alle necessità del Reggimento.
Il funzionamento è semiautomatico utilizzabile sia per il tiro a colpo singolo che a raffica. È un sistema molto efficace che spara un calibro 9 mm parabellum standard NATO. Nasce per garantire volume di fuoco e compattezza di una pistola mitragliatrice unita ad un’ottima precisione di tiro.
A differenza di altre pistole mitragliatrici, la PMX spara ad otturatore chiuso e per questo risulta molto più precisa rispetto ad altri sistemi che iniziano il loro ciclo di sparo ad otturatore aperto.
La pistola mitragliatrice PMX viene speso utilizzata da operatori che ad esempio, forniscono la scorta a personale particolarmente importante a livello politico-militare strategico (Close Protection Team).
L’operatore ha la necessità di avere un’arma estremamente compatta con potenza di fuoco tale da poter sopprimere la minaccia.
Il sistema di puntamento è duplice; sistema a punto rosso olografico e sistema di mira metallico.
I vantaggi del sistema a punto rosso sono notevoli. L’allineamento per il puntamento è limitato a soli 3 punti (anziché 4 come per il sistema metallico) e si annulla l’errore di parallasse. È sufficiente allineare il punto rosso sul bersaglio per avere la certezza di colpirlo. Inoltre, è possibile utilizzare il sistema di puntamento con i due occhi aperti; in questo caso si ha la possibilità di avere una percezione dell’ambiente circostante completa.
La pistola mitragliatrice PMX è dotata di slitte Picatinny a ore 12,3,6,9 , ovvero supporti a rotaia standard (normati) che permettono di agganciare qualsiasi accessorio su qualsiasi arma. Questo sistema garantisce la massima compatibilità di accessori.
La pistola Beretta APX è un’arma semi-automatica in calibro 9mm con sistema di puntamento a punto rosso che è alternativo al sistema di puntamento meccanico.
È un’arma che il reggimento ha in prova come arma da fianco. Questo è il risultato della valida collaborazione esistente con l’industria nazionale.
L’arma è risultata estremamente valida e funzionale.
TIRO DI PRECISIONE
Nessuna unità moderna e tanto meno un’unità di Forze Speciali, può prescindere da una capacità di tiro di precisione.
La motivazione è che c’è la concreta necessità di intervenire con precisione e alle massime distanze per interrompere una minaccia.
Come tutte le unità di Forze Speciali e forse più di altre, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti punta sul tiro di precisione (sniper).
La prima arma presa in considerazione è rappresentata dal fucile M 110 K1. Si tratta di un’arma americana semi automatica estremamente compatta. Da una prima osservazione è evidente che molte caratteristiche sono mutuate dalla carabina Colt M4.
Anche la struttura e il funzionamento sono simili.
Il calibro è 7,62 x 51 NATO con prestazioni balistiche superiori; viene accoppiato ad un sistema di puntamento di origine americana (Leupold) che nasce per fornire al tiratore la capacità di intervenire alle massime distanze. L’ottica è variabile 3x-18x ed è corredata di torrette di regolazione sulle quali l’operatore interviene per apportare le necessarie modifiche per portare l’arma alla massima precisione e per adattarla a sé stesso con riferimenti tattili per operare anche nel buoi più completo con un feedback di quanto impostato.
L’intervento sull’ottica può essere visto, in un modo più ampio, come la costruzione di un sistema costituito da tiratore, ottica, arma e munizionamento. L’ultima variabile è quella meteorologica (temperatura e quota) che viene gestito con appositi calcolatori balistici integrati da compatte stazioni meteo. Il “sistema” deve essere settato al meglio per raggiungere la massima precisione al tiro.
L’ M 110 K1 è un’arma estremamente precisa (si avvicina a precisioni raggiunte da armi sportive) che garantisce la robustezza di un’arma militare. Come per il Colt M4, c’è la possibilità di modificare la lunghezza del calcio per adattarla al tiratore. La canna è molto più pesante in modo tale da garantire tiri consecutivi per interrompere più minacce.
Inoltre, la lavorazione esterna della canna con la creazioni di incavi radianti, pur mantenendo le stesse caratteristiche di canne tradizionali permette un raffreddamento dell’arma più rapido, grazie alla maggiore superficie.
È presente la slitta Picatinny per montare tutti gli accessori necessari. Nello specifico è montato un sistema per verificare speditivamente la corretta posizione dell’arma tramite una semplice livella a bolla d’aria, un sistema di puntamento e illuminazione laser. È il sistema in dotazione al reparto ed è di produzione americano. Il sistema è in grado di illuminare il bersaglio con un raggio laser visibile o invisibile.
L’arma può essere accoppiata ad un sistema silenziatore o più propriamente denominato sistema di soppressione/attenuazione di suono.
Grazie a questo sistema il tiratore può agire alle massime distanze (da 800 a 1000 m) rimanendo per quanto possibile, non facilmente individuabile.
L’altra arma di precisone è il fucile Accuracy International in calibro .338 Lapua Magnum di origine inglese.
Il progetto iniziale dell’arma era orientato al tiro sportivo che successivamente è stato adattato al tiro di precisione militare.
Si tratta di un’arma ordinaria a ripetizione con otturatore girevole scorrevole.
In questo caso è l’operazione manuale del tiratore che camera il colpo, spara ed espelle il colpo per poi camerare il successivo.
Solo con questi sistemi manuali viene garantita la massima precisione in quanto il meccanismo di chiusura rende più solidale il complesso otturatore, cartuccia e canna.
Anche in questo caso si può parlare di sistema formato da ottica, tiratore, munizionamento e arma.
Il tiratore in questo caso necessita dell’assistenza del cosiddetto “spotter” o “osservatore” al tiro che fornirà tutte le informazioni necessarie al tiratore in modo che possa concentrarsi solo sul suo compito.
Lo “spotter” osserverà le condizioni meteorologiche, il campo e l’obiettivo con strumenti ottici a grande potenza.
Il tiratore in questo modo potrà effettuare quelle correzioni sulle torrette o sul reticolo interno affinché il colpo sia più preciso possibile.
L’ottica accoppiata è una Schmidt & Bender 5-25×56. È l’ottica che fino allo scorso anno era di riferimento per il reparto per il tiro di precisione. Quest’anno è stata sostituita da un’ottica Kahles di costruzione austriaca di altissima qualità. Il miglioramento è sul tipo di ottica nel suo complesso e sui reticoli interni in particolare, che possono essere anche illuminati.
L’arma integra le slitte Picatinny utili in questo caso per la notturnizzazione dell’arma; ovvero è possibile montare sistemi di visione notturna e sistemi di illuminazione e puntamento già visti su altre armi.
Anche in questo caso le scanalature presenti sulla canna sono funzionali ad un più rapido raffreddamento.
Sul fucile Accuracy International è possibile montare il sistema silenziatore in combinazione con munizionamento subsonico per la massima silenziosità del colpo. Tuttavia, in questo caso la gittata del proiettile ne risulterà limitata (300 m circa senza segnatura sonora).
ARMI DI SQUADRA
La FN Minimi è un’arma di costruzione belga e nasce per l’esigenza di fornire un’importante capacità di fuoco anche alle minime unità del Reparto.
L’arma è studiata e adattata per le Forze Speciali essendo notevolmente più corta rispetto al modello utilizzato dalle Forze convenzionali, per l’esigenza di avere un equipaggiamento più compatto possibile.
La capacità di fuoco è invariata mentre vi è una leggera perdita in gittata che nelle normali distanze d’ingaggio è uno scotto da pagare accettabile. Si è rivelata molto funzionale per scontri a fuoco rapidi e violenti nei quali la mitragliatrice può essere gestita quasi come un fucile d’assalto.
L’arma è alimentata da un nastro da 150 colpi in pouch agganciate sotto la cassa; il calcio è collassabile per essere adattato alla corporatura e all’equipaggiamento dell’operatore che la impiegherà.
L’ottica è la stessa presente sul fucile d’assalto M4 e anche il sistema di puntamento è lo stesso utilizzato su altre armi di reparto.
La mitragliatrice FM Minimi è disponibile in calibro 5,56 × 45 mm NATO (lo stesso del Colt M4) e 7,62 × 51 mm NATO che garantisce una capacità balistica superiore.
ARMI IN SPERIMENTAZIONE
Dallo scorso anno il Reggimento si è dotato di una capacità anti-drone.
I droni sono ormai una realtà presente sui campi di battaglia, utilizzati principalmente a scopo di sorveglianza e per il trasporto di piccoli ordigni esplosivi.
Per far fronte a tale necessità, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti ha adottato un sistema ibrido costituito da un’arma già in dotazione come il fucile calibro 12, che normalmente viene utilizzato nel combattimento in centri abitati con munizionamento specifico per distruggere cardini e serrature allo scopo di procedere ad irruzione nelle abitazioni.
Il nuovo sistema impiega un munizionamento particolare pensato per la lotta ai droni; ovvero il fucile spara una sorta di stella composta da 5 segmenti collegati tra loro da un filo in kevlar.
Il filo aprendosi, genera una stella del diametro di 1,5 m, che ruota nel suo percorso verso il suo obiettivo.
Nasce con lo scopo di colpire il drone con uno dei segmenti metallici, o alternativamente, di abbattere il drone grazie al filo in kevlar che viene catturato dalle eliche.
È un sistema semplice e funzionale soprattutto per il fatto che l’arma è già in dotazione al Reparto ed è sufficiente cambiare la tipologia di munizionamento che può essere camerato solo nel momento in cui si presenta la minaccia.
Tuttavia, pur essendo una capacità a corto raggio (infatti la “stella” copre una distanza di circa 100 m) permette al personale del Reggimento di mantenere la prerogativa dell’elevata mobilità.
La soluzione è stata studiata da Beretta su un’arma che nasce per il settore sportivo e ben si presta allo scopo poiché il tiro contro drone riprende il concetto del tiro a volo.
SISTEMI DI VISIONE NOTTURNA
Sistema GPNVG
Il sistema GPNVG ovvero Ground Panoramic Night Vision Goggle è un sistema panoramico per la visione notturna e ha lo scopo di fornire all’operatore maggiori informazioni, una migliore percezione della profondità, una più precisa visione spaziale e una migliore visione periferica (98° di visuale), che si traduce in una più rapida capacità di spostamento.
La caratteristica più importante del sistema GPNVG è la presenza di quattro tubi in grado di catturare la luce residua di fondo (sempre presente tranne che in situazioni di buio artificiale), magnificarla e portarla all’occhio dell’operatore.
Il sistema è migliorabile nella sua prestazione, semplicemente proiettando una luce infrarossa.
Il sistema GPNVG ha avuto il suo battesimo del fuoco, ovvero è stato mostrato per la prima volta al pubblico, in occasione dell’operazione che ha portato all’uccisione di Bin Laden.
Per quanto riguarda l’utilizzo all’interno del Reggimento, è riservato esclusivamente ad operatori che hanno la necessità di svolgere funzioni molto particolari.
L’unico svantaggio del sistema è rappresentato dall’ingombro laterale che nel momento in cui all’operatore è richiesta un’elevata capacità di movimento, è difficilmente controllabile.
Altro sistema di visione notturna di generazione più vecchia, ma basato sempre sullo stesso concetto di visione infrarosso. Nel sistema binoculare tuttavia, ancorché ampiamente utilizzato, il campo visivo è molto più ristretto.
In alternativa ai sistemi di visione notturna all’infrarosso, vi sono i sistemi di visione termica che garantiscono la capacità di vedere anche in situazioni di buio artificiale.
Il visore termico trova la sua massima espressione nel momento in cui il visore notturno va in difficoltà. Infatti, il visore termico consente la visione anche attraverso una cortina fumogena o attraverso la nebbia.
Il visore termico andrà a rilevare la differenza di temperatura tra ciò che sto osservando e il fondo. La particolarità del sistema è che non c’è un passaggio di immagine come avviene nel caso del visore NVG, ma le immagini vengono elaborate su uno schermo.
Possono essere rilevate anche minime differenze di temperatura.
L’ultima evoluzione, già in valutazione al Reggimento, è un sistema combinato termico-notturno; il dispositivo funziona prevalentemente con sistema notturno classico per un minore affaticamento dell’occhio, ma con la possibilità di sovrapporre un “layer” termico.
Si tratta di sistemi di generazione 3+ (non disponibili ai civili) che hanno prodotto un miglioramento esponenziale rispetto ai sistemi di generazione 1 e 2. La qualità della visione restituita è quasi indistinguibile dalla visione diurna dell’occhio umano. Oltretutto si è passati da una visione nero-verde (obbligata tecnologicamente) ad una visione bianco-nera che l’occhio rileva fisiologicamente. La qualità dell’immagine restituita è ulteriormente migliorata.
CONCLUSIONI
Nel corso della panoramica sui sistemi d’arma in dotazione al 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, si è evidenziata la grande attenzione posta nella scelta di ogni singola arma e negli accessori a corredo. Tutti gli elementi devono essere funzionali ad un utilizzo ottimale da parte dell’operatore Ranger, anche in relazione al contesto operativo nel quale si trova e al ruolo all’interno della squadra.
Elementi quali robustezza, compattezza, precisione, potenza di fuoco, possibilità di personalizzazione e adattabilità all’operatore, risultano tutti di fondamentale importanza.
Infine, da evidenziare l’ottimo rapporto di collaborazione con l’industria italiana e il Reggimento, finalizzato allo sviluppo di nuovi sistemi d’arma sempre più adeguati alle necessità degli operatori.
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare lo Stato Maggiore Difesa e Stato Maggiore Esercito per aver autorizzato l’attività; il Col. A. Cavicchioli [promosso Generale di Brigata il 01 Luglio 2019] Comandante del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti (al momento della stesura del resoconto) per la squisita accoglienza e disponibilità; il Cap. G. Missi per l’impagabile supporto tecnico durante tutte le fasi di realizzazione del resoconto; il Magg. C. Refi responsabile P.I. per l’impeccabile organizzazione delle giornate addestrative e il supporto durante tutte le fasi di realizzazione del resoconto; gli operatori del Nucleo fotografico del Reggimento per la collaborazione e tutto il personale (operatori Ranger) per la collaborazione e disponibilità.
Testo e immagini: Stefano
Immagini: 4° Reggimento Alpini Paracadutisti “Monte Cervino”